Simulacri

 

L’orribile

Il tema è “l’Evento”, cioè il Reale che irrompe violentemente nelle nostre vite, in tutta la sua disumanità. Non un “fatto”, come l’assalto alla Bastiglia, la presa del Palazzo d’inverno o l’11 settembre, che è dentro una narrazione storico/retorica (che cioè è dentro il linguaggio), ma il manifestarsi prorompente dell’extra linguistico, della potenza pura del Reale: quella “cosa” che si manifesta e che non è contenibile nelle trame linguistiche dei soggetti, che vive al di là della finita esistenza dei soggetti stessi. Quindi è quello che possiamo definire come l’orribile. Ma solo questo “orribile” (cioè il Simulacro) è capace di generare nuovi ordini possibili, un Reale che, dal momento in cui si manifesta, deve essere necessariamente messo in una forma nuova.
La crisi pandemica del Covid 19 è, come la peste a Tebe, uno “stato di eccezione”, possibile generatrice di nuovi ordini culturali, oppure segna “La fine del mondo”, come la analizzava Ernesto De Martino?

 

Un punto di non ritorno

L’evento simbolo del manifestarsi dell’orribile è rappresentato dalla presa temporanea di Capitol Hill da parte dei sostenitori di Donald Trump. Anche altri episodi sono significativi in quanto prodotti del manifestarsi del sovrumano, ad esempio il crollo del Ponte Morandi, il carattere simbolico della nave cargo che ostruisce il canale di Suez, o il ritorno delle fosse comuni dove ammucchiare i cadaveri delle vittime del Covid, senza alcun rito funerario, ma il simbolismo della presa di Capitol Hill segna un punto di non ritorno.
Non abbiamo assistito a una normale marcia di protesta, come quelle nello stesso periodo organizzate dagli attivisti del movimento Black lives matters con un intento tutto politico: le truppe trumpiane hanno viceversa inscenato una presa dei palazzi del potere, ma non era loro intenzione, come ricordato sopra, radere al suolo la Bastiglia o sterminare la famiglia dello zar: non volevano fare la rivoluzione, hanno inscenato una rivoluzione. Di armi erano ben forniti, ed anche di partecipanti, e del sangue è stato anche versato, ma il vero obiettivo era farsi un selfie nelle sale “museali” di Capitol Hill, senza alcuna Assemblea costituente.
Che senso ha tutto ciò?
 

Reale e virtuale

È proprio nell’evento di Capitol Hill che il termine “realtà” è stato illuminato di nuova luce. Nel variopinto corteo dei Qanonisti sono apparsi personaggi che abitano usualmente la rete: meme cari alla destra americana, bandiere del Kekistan, maschere di Pepe The Frog, nonché improbabili sciamani…
Ma quelle maschere e quei personaggi “effettivamente esistenti di fronte ai nostri occhi” a Capitol Hill in “realtà” sono veramente reali nella rete, non nel mondo delle cose percepite, in quella che chiamiamo la realtà, distinta dal virtuale digitale. Quelle immagini, quei thread, subthread, link e meme sono elementi di una cultura a tutti gli effetti, in quanto fornisce un senso condiviso, “visualizzano” le esperienze.
L’evento reale, cioè pubblico, alla luce del sole, ha un valore in quanto da esso sono state tratte immagini, commenti, post, video che hanno animato la rete. Di fatto, il concetto di Reale, come vediamo, è totalmente rovesciato a favore della sua rappresentazione iconografica: nella rete avvengono le cose, la Realtà è viceversa solo un temporaneo palcoscenico, in definitiva anche superfluo.

 

“Pictorial turn”

Questo progetto intende da una parte analizzare la contemporanea cultura visuale in relazione a questo ennesimo “pictorial turn” qui brevemente accennato, dall’altra mettere alla prova il patrimonio simbolico e mitico proprio della cultura europea, a fronte di tali cambiamenti. In tal senso gli studi di Ernesto De Martino su “La fine del mondo” e la “crisi della presenza” possono guidare la ricerca e condurla verso quell’umanesimo etnografico proposto dall’autore come soluzione alla “fine del mondo”.
Mettere alla prova il patrimonio culturale europeo significa innanzitutto riconoscerne una specificità che si distingue e ci distingue da civiltà altre, e soprattutto viene interrogato per enucleare i propri specifici tratti distintivi, per verificare se sono ancora contenitori ed evocatori di senso.

 

I partner

Il progetto “Simulacri” coinvolgerà una serie di Accademie di Belle Arti e di design del continente europeo, e farà lavorare gli studenti sul concetto di Simulacro così come qui è stato descritto.
Vi parliamo di questo progetto perché è intenzione della Rufa intraprendere delle partnership con Accademie europee che si vogliono candidare a collaborare con noi alla presentazione di una proposta nell’ambito delle call di Europa creativa, la misura di finanziamento dell’Unione Europea per lo sviluppo della cultura e della creatività.
In Italia collaborano al progetto Marcello Massenzio, presidente dell’Associazione Internazionale Ernesto De Martino, il Conservatorio di Santa Cecilia, una delle più antiche istituzioni musicali al mondo, e l’Accademia Nazionale di Danza.
La musica, da danza e le immagini, come insegnava Ernesto De Martino, erano gli strumenti che “il mondo magico” aveva a disposizione per superare le crisi culturali e restituire gli uomini alla storia.
Saranno esse ancora efficaci?

 
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