Mercoledì 17 maggio è stato proiettato in RUFA il cortometraggio “Autofonia”, realizzato della regista e studentessa di Cinema Caterina Cingolani.
La coordinatrice di Multimedia Arts and Design Caterina Tomeo ha introdotto la proiezione, che è stata seguita da un dibattito aperto con l’autrice.
mercoledì 17 maggio – ore 17:00 – RUFA Space, Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 7.
Autofonia è uno dei 7 progetti vincitori (nella sezione VIDEO-ARTE) di Umbilicus Contest 2022, festival di ricerca e sperimentazione Under 30 a cura di Federico Vigorito e Lauro Versari. Il lavoro è stato proiettato per la prima volta durante il contest al Teatro della Visitazione e ha avuto una replica esterna durante il festival di Isolart di Bologna, promosso da Laboratorio L’Isola. Inoltre, è stato selezionato nella sezione “First Time Filmmakers” del festival inglese “Lift-Off Global Film Festivals“.
“AUTOFONIA” di Caterina Cingolani, da un’idea di Roberto Valente e Caterina Cingolani
Questo lavoro si pone all’interno di una questione che tocca non solo la rappresentazione della “realtà” circostante ma, soprattutto, anche le modalità attraverso le quali i soggetti sociali riconoscono e percepiscono tale “realtà”.
Il discorso relativo alle nuove possibilità di esperire ciò che ci circonda passa senza dubbio dal luogo geografico della metropoli. Nel 1903, con “La metropoli e la vita dello spirito”, Simmel aveva già parlato di questa con un’accezione moderna, presentandola come un non-luogo. Qui infatti, secondo il sociologo, si consuma la spersonalizzazione dell’individuo Blasé. Discorso che il Novecento avrebbe sviluppato con il concetto di alienazione.
Oggi il discorso relativo all’alienazione sembra superato. Esso viene infatti negato nella sua natura stessa. Se l’individuo alienato è isolato dentro e fuori la propria percezione e quella degli altri, oggi assistiamo invece ad una ipertrofia degli stimoli che fanno della nostra quotidianità una performance. Volontaria o no che sia. L’umanità ha senza dubbio cambiato il proprio rapporto con il tempo e con lo spazio negli ultimi due secoli. Pensare ad agglomerati di milioni di persone, provenienti da culture spesso diverse, appariva infatti inconcepibile.
Oggi queste diverse esperienze si incontrano, circondate dagli stessi palazzi in cemento, accomunati dalla performance sociale. Questa performance può essere chiamata vita.
La messa in discussione della realtà non può prescindere da un’introspezione che si interroghi sulle modalità sotto le quali stiamo al mondo. Per questo progetto abbiamo immaginato allora questa introspezione, intesa letteralmente. Il viaggio verso la lettura o la rappresentazione del mondo passa attraverso il rapporto viscerale e carnale che ogni individuo attua con se stesso. Il nostro corpo è il tramite, la nostra pelle la superficie (barthes) attraverso cui noi esperiamo gli oggetti che compongono la quotidianità. Esso è anche, e soprattutto, un linguaggio. Ogni giorno noi sfreghiamo questo linguaggio contro l’altro.
Il viaggio che proponiamo è interno al corpo. Se il rapporto con la vita e con la realtà è in una fase di cambiamento storico e antropologico, allora questa riflessione non può che partire dall’interno del corpo stesso.
Mai come oggi siamo circondati dai segni. Il linguaggio prende vita intorno a noi indifferentemente dalla nostra volontà. l’interrogarsi sulla natura di tale linguaggio appare oggi fondamentale. “Nomina nuda tenemus”, con questa frase Eco chiude Il nome della rosa. All’azione erosiva del tempo, la quale consuma ogni cosa, si aggiunge oggi la frammentazione e l’usura dei significati. Ad un abbondare di tali significati si va incontro ad un grado zero del significato. Il significante resta come uno scheletro privo di ogni natura.
Vuoto appunto, nudo. All’orizzonte di tale constatazione si profila un’umanità condannata all’incomprensione. Un numero enorme di identità vietate, identità che trovano il compromesso di esistere nel loro concepirsi come “serie”. La performance di cui si parlava prima, serve a garantire l’efficacia di tale serialità identitaria. La necessità è quella di un nuovo umanesimo il quale, conscio dei meccanismi che mettono in scacco l’interiorità, combatte per la sua liberazione. Se un significato, un legame col mondo esiste allora non può prescindere dalla capacità di concepirsi in quanto esseri emotivi e pensanti.