Artista - Christophe Constantin

Christophe Constantin

Classe: 1987
Nazionalità: Svizzera | Swiss
Corso di laurea: Fine Arts - Scultura | Sculpture

 
Christophe Constantin nasce a Montreux (Svizzera) nel 1987. Dopo aver ottenuto un Bachelor of arts al’EDHEA nel 2013, si trasferisce a Roma, dove si specializza in scultura nel 2016, alla RUFA. Lo stesso anno, trascorre 2 mesi a Barcellona, nella residenza d’artista Espronceda, nella quale porta avanti il progetto “Spending time in Barcelona” che si concretizzerà in due mostre personali; la prima a Barcellona con un titolo eponimo e la seconda a Roma, intitolata “Check in” al Pastificio Cerere. Durante gli ultimi anni, il suo lavoro è stato presentato in molteplici spazi espostivi, in mostre personali e collettive, sia in Italia che in Francia, Svizzera e Germania. Esuberando la banalità quotidiana, la sua pratica cerca di spostare e di distruggere qualsiasi normativa e regola, con lo scopo di rappresentare la realtà contemporanea e i relitti di un romanticismo lattante, il tutto mantenendo sempre un tocco di umorismo e di sarcasmo sullo statuto dell’arte e dell’artista.
 

Lo schermo di Narciso

Lo studente ha concentrato la sua analisi sul concetto di Pop-Romanticismo, presentato come una nuova fenomenologia dell’arte contemporanea. L’arrivo a Roma ha profondamente allargato le visuali di Christophe, la cui sensibilità è stata fortemente colpita dalla fascinosa decadenza della Capitale. Il Pop-romanticismo viene codificato così come il movimento che vede la figura dell’artista diventare parte integrante dell’opera: l’artista non è da definirsi tale solo per quello che crea, ma anche per l’atteggiamento che possiede. Un pensiero, questo, già sostenuto con profondità da Harald Szeeman nella mostra del 1968 “Quando gli atteggiamenti diventano forma”, riproposta alla Biennale di Venezia del 2013; un tale gesto riflette di nuovo il modo di riappropriazione dei miti dall’arte attuale, creando un viaggio nel passato, come i pittori romantici facevano con il Grand Tour.

Un tale gesto riflette di nuovo il modo di riappropriazione dei miti dall’arte attuale, creando un viaggio nel passato, come i pittori romantici facevano con il Grand Tour.