Claudia Evangelista, studentessa iscritta al corso magistrale di Fine Arts, ha appena concluso una meravigliosa esperienza di tirocinio a Belgrado nell’ambito del programma Erasmus+, che costituisce parte integrante della formazione in RUFA.
Il tirocinio di sei mesi nella capitale serba è stato svolto presso Galerija12 HUB (G12HUB), centro d’arte e tecnologia dedicato alla promozione e allo sviluppo di arti e performance inter-mediali. Il programma dell’associazione combina mostre, performance dal vivo, dibattiti, presentazioni e workshop con l’obiettivo di promuovere approcci cross-mediali e trans-disciplinari alla produzione e all’interpretazione dell’arte.
Nel corso dell’esperienza, la studentessa è stata guidata e supportata dalla tutor Marta Jovanović, artista e coordinatrice RUFA della Scuola di Arti visive.
Abbiamo intervistato Claudia suo rientro per conoscere meglio il suo punto di vista, e scoprire in che modo questa esperienza l’ha aiutata a crescere come artista e come professionista.
Raccontaci della tua esperienza a Belgrado, sia dal punto di vista culturale che artistico.
Grazie al progetto Erasmus+ ho avuto l’opportunità di vivere e lavorare nella città di Belgrado con un tirocinio presso G12HUB, un’associazione con base a Belgrado che promuove lo sviluppo di media artistici interdisciplinari. Ho conosciuto l’associazione grazie al mio tutor Marta Jovanović che mi ha seguito, aiutato ad integrarmi e a conoscere artisti e galleristi nella città. Grazie a lei non mi sono mai sentita sola.
Non pensavo inizialmente che questa esperienza potesse essere così importante per me, non mi aspettavo di conoscere persone e vedere luoghi che potessero essere ricchi di sviluppi e carichi di possibilità per me che venivo da due città ricche di storia come Napoli e Roma.
Eppure tutto è stato smentito già dal primo incontro con la città. Ho iniziato la mia vita a Belgrado a metà di giugno, con lunghe giornate di sole, tantissimi caffè all’aperto e “pekara” dove acquistare tutti i prodotti della pasticceria che raccolgono la multiculturalità storica della città.
Belgrado non ha un’identità unica e compatta, è ricca di sfaccettature, dolore e incomprensioni. Camminando per la città si avvertono le varie dominazioni che attraverso i secoli hanno colpito il territorio, da un’architettura viennese nel centro ai più famosi palazzi in stile brutalista, nelle usanze e nel cibo poi si avvertono i secoli in cui l’impero turco ha occupato il paese. Ciò che colpisce è che tutto si “riadatta” nel loro stile, come ad esempio il “balkan coffee” o “Bosnian coffee” che ha le sue radici nel caffè turco.
I primi mesi li ho passati ad ambientarmi e ad imparare la lingua con un corso intensivo a Nuova Belgrado, per cercare di assottigliare sempre di più la barriera linguistica ed integrarmi al meglio.
L’incontro più importante l’ho avuto però il secondo mese che ero lì, sempre per sviluppare la mia ricerca sono stata messa in contatto con il gallerista Mirko Lubarda, proprietario e fondatore della galleria “Non Canonico” con cui ho poi avviato un rapporto non solo lavorativo ma anche di amicizia, lavorare con Mirko in galleria è con tutta certezza la ragione per cui sono felice di aver fatto quest’esperienza e sono felicissima di poter continuare a lavorare con lui anche ora che l’esperienza Erasmus+ si è conclusa. La galleria Non canonico è uno spazio unico in cui la selezione degli artisti è sempre attenta nei minimi dettagli, il livello concettuale e formale si esalta nello spazio che evolve per ogni esigenza.
Insomma si può dire che sono soddisfatta di questo progetto, sicuramente le difficoltà non sono state poche, ma ci sono state alcune persone che ho incontrato che so faranno parte della mia vita per sempre.
Hai partecipato nell’opera “sun and sea opera”, vincitrice del Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2019, e ospitata di nuovo nel 2023 allo storico Bitef Festival di Belgrado, dove si è aggiudicata l’Audience Award.
Come ti sei sentita nel partecipare ad una performance così importante?
Di momenti formativi per la mia crescita professionale ne ho avuti veramente tanti a Belgrado, ma sicuramente “sun and sea opera” è stata un’esperienza unica.
Ho avuto la possibilità di essere una delle performer durante il Bitef Festival. Ho potuto vedere da vicino le dinamiche organizzative di un progetto di dimensioni così grandi. Il rapporto che c’è tra gli artisti dell’intero progetto è quello di una grande famiglia, con un enorme rispetto reciproco tra tutti i partecipanti.
Hai fatto una bellissima performance a Belgrado, raccontacela.
“Acino di Fuoco” è stato il momento più appagante di tutto il percorso.
Frutto di un lavoro incentrato sull’importanza della convivialità e della propensione al gesto solidale, tipico della cultura napoletana.
L’acino di fuoco è un comportamento di umanità coesivo che nasce prima del più noto “caffè sospeso” quando, nei cortili napoletani, i panettieri portavano un tizzone ardente, un “acino” di fuoco, che veniva offerto per accendere il focolare e riscaldare le case nelle giornate più fredde. Da questo piccolo gesto si è passati poi al caffè sospeso, abitudine ancora in uso a Napoli, che consente di offrire un caffè a chi non può permetterselo.
Ho collegato questo aspetto della mia cultura a la lettura del caffè dei Balcani per motivi divinatori, considerando il forte concetto di convivialità e comunità che questa tradizione porta con sé. É stato bellissimo conoscere come questa bevanda sia utilizzata nell’arte sia dalla professoressa Marta Jovanović con la sua performance Clairvoyant che da Mima Orlović, il cui lavoro ho avuto l’opportunità di apprezzare grazie all’incontro con la curatrice Biljana Tomic e successivamente anche con l’artista Ivana Smiljanić che stanno entrambe lavorando ad una mostra retrospettiva dedicata a lei a Belgrado. Queste opere sono state le fondamenta del mio progetto, esempi concreti della convivialità attraverso il caffè nei Balcani.
Grazie all’aiuto dei proprietari di un meraviglioso bar “Kafograf”, situato alle spalle del giardino botanico di Belgrado, sono riuscita a portare il caffè napoletano (che si prepara con la cuccumella e non la moka) in una performance. La scelta era tra il caffè napoletano e il caffè tradizionale Balcano, e chi voleva poteva sedersi con me e bersi una tazza di caffè creando così la convivialità che è intrinseca nella tradizione di entrambi i paesi. La performance, che è durata otto ore mi ha dato la possibilità di incontrare tantissime persone, tutte con il loro bagaglio di esperienza hanno reso viva la performance, ripresa in live streaming per G12HUB creando così un secondo piccolo portale digitale con l’Italia.