Sabato 26 febbraio al Cinema dei piccoli sarà proiettato il nuovo film del regista Lorenzo d’Amico de Carvalho, “Gli anni belli”, con la partecipazione speciale degli studenti RUFA di Film Arts.
Un’opera da non perdere, ideata e realizzata da due docenti RUFA: Lorenzo d’Amico de Carvalho (regia, sceneggiatura) e Anne-Riitta Ciccone (sceneggiatura). Un cast d’eccezione tra cui Maria Grazia Cucinotta e Ninni Bruschetta, e la partecipazione speciale degli studenti di primo anno 2019-2020 di Film Arts, divisi tra regia e produzione.
Sinossi
Estate, 1994. Un nuovo governo è da poco salito al potere ed Elena, 17 anni, amante dei Nirvana e pasionaria in erba non vede l’ora di farlo cadere. Purtroppo per lei i suoi genitori hanno altri programmi. Il Padre, burbero insegnante di greco, e la Madre, paziente mediatrice, si trascinano una consuetudine dagli anni ’70: saltare in macchina e recarsi sempre nello stesso identico campeggio. Quest’anno però li aspetta una sorpresa: c’è un nuovo Direttore in città, ed ha cambiato tutto, a cominciare dal nome. Il nuovo sta avanzando, e il “Bella Italia” intende essere il nuovo fatto vacanza. Elena approda al “Bella Italia” rassegnata ad un’estate infernale, ma non ha fatto i conti con l’arrivo a sorpresa di un gruppo di ventenni (ai suoi occhi grandi e “fichissimi”) e soprattutto con l’apparizione angelica di André, diciottenne italo-francese bello quasi più di Kurt Cobain. Sullo sfondo di un’Italia che non lo sa ma sta cambiando tanto anche lei, Elena si appresta a vivere l’estate più esaltante di sempre, tra rivoluzioni, lacrime di sofferenze d’amore adolescenziale che si affogano in enormi gelati, falò al mare, giochi in spiaggia, sorprese, rivelazioni e trombe marine.
Se è vero che la vita si può riassumere in dieci estati fondamentali, questa di Elena è l’estate degli Anni Belli, quelli che non si dimenticano mai.
Note di regia
Gli Anni Belli è il racconto di formazione di una generazione, la mia, in cerca di Rivoluzione in un mondo dove ci veniva detto che la Storia era ormai finita. Nati in una società super-privilegiata, la fine della guerra fredda ed il procedere dell’integrazione europea ci promettevano un futuro di pace, libertà, ed eterna crescita economica. Un mondo perfetto, contro il quale sentivamo comunque l’urgenza di ribellarci. La nostra adolescenza – dal latino adolesco, che significa crescere ma anche bruciare – ci spingeva comunque a rivoltare il mondo. Un’operazione ben difficile quando tutto intorno a te sembra costruito al solo scopo di soddisfare il principio del piacere, e la felicità mostrata come alla portata costante di tutti, a patto che si sia in condizione di comprarla. Un mondo in cui metter in questione lo status quo, per noi, ragazzi borghesi occidentali, poteva sembrare un atteggiamento ingrato, infantile, e in fin dei conti senza senso: come si può sostenere ci sia qualcosa di sbagliato, se tutto sembra andare a tuo favore? E soprattutto come si può restare convinti di poter cambiare il mondo, quando le Grandi Questione appaiono completamente al di fuori della tua portata? Con la mia co-sceneggiatrice Anne-Riitta Ciccone, abbiamo pensato che il modo migliore di affrontare questo tema fosse attraverso la commedia. Specialmente allo scopo di intercettare le giovani generazioni, che non amano certo gli si spieghi la vita, e sono perfettamente capaci di leggere fra le righe di quella che potrebbe a prima vista apparire come una storia pensata solo per intrattenere.
Abbiamo scelto un anno specifico, quel 1994 dove il paese sembrava sul punto di spiccare il volo verso una nuova vita, una sorta di nuova adolescenza della nostra comunità nazionale, che nel aver fatto piazza pulita della vecchia classe politica pensava di essersi lasciata per sempre alle spalle la stagione buia della corruzione e dell’estremismo politico, e guardava al futuro con entusiasmo, pur rimanendo profondamente divisa al suo interno. Abbiamo preso la nostra protagonista, una ragazza che smania per essere riconosciuta in quanto adulta in un mondo che si ostina a non prenderla sul serio, e l’abbiamo piazzata in un microcosmo, il campeggio, che potesse risultare familiare al pubblico di ogni epoca e paese, ma nel contempo fosse abitato da personaggi capaci di rendere il sapore dell’Italia di allora, in cui riconoscere tutte le radici dell’Italia di oggi. Abbiamo infine aggiunto il mare, i mondiali, una crisi familiare, l’amicizia, e l’amore, e cercato di ricatturare il sapore dell’estate, di quella estate della vita di cui ognuno conserva per sempre nel cuore il ricordo.