Studio Mauri è l’eredità di un grande artista italiano. Il 13 febbraio gli studenti di arti visive della RUFA avranno la possibilità di viverlo, guidati dagli storici assistenti di Fabio Mauri, Dora Aceto, Ivan Barlafante, Marcella Campitelli, Claudio Cantelmi, Sara Codutti e Sandro Mele, che hanno realizzato e allestito molte delle opere che verranno esposte. Lo Studio verrà infatti ripensato per l’occasione con una mini-mostra didattica su Fabio Mauri. Sarà questa anche un’occasione per ricordare nuovamente il decennale della sua scomparsa. L’allestimento della mostra, vedrà coinvolti gli studenti del secondo anno della Scuola di Pittura della RUFA: Giulia Di Pasquale, Beatrice Levorato, Alessandro Martina, Davide Miceli, e Stefano Tenti. L’incontro sarà incentrato principalmente, ma non solo, sugli ultimi vent’anni creativi dell’artista.
Fabio Mauri è stato uno degli esponenti principali dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra. Era un artista eclettico. Intellettuale conoscitore di teatro, cinema e letteratura. Trova un’amicizia duratura in Pier Paolo Pasolini, con il quale fonda la rivista “Il Setaccio” nel 1942; fonda in seguito anche la rivista “Quindici” con Umberto Eco e altri nel 1967. Nel 1957 si trasferisce a Roma, e realizza i primi “Schermi”, serie che porterà avanti negli anni con diverse rivisitazioni. Sono lavori che ricercano l’azzeramento, una sorta di luogo primario della pittura, tematica comune del tempo. Quest’opera inizia tuttavia anche il suo racconto riguardante il cinema, che lui considera la vera “forma simbolica” del mondo. Negli anni ’70 inizia anche il suo personale percorso nel campo delle performance, con “Che cosa è il fascismo”, “Ebrea”, e “Natura e cultura”, che trattano di vicende politiche e sociali italiane del dopoguerra. Fino alla sua morte continua a produrre opere d’arte, performance, libri, riviste di critica d’arte, aiutato da assistenti che negli anni si sono avvicendati, molti dei quali oggi sono artisti conosciuti dell’attuale scena romana. Alcuni di loro oggi portano avanti la sua eredità nel progetto Studio Mauri.
Il patrimonio artistico di Fabio Mauri ci parla di lui, il suo lavoro è diventato con gli anni una sorta di autobiografia, una maniera di intendere l’arte. Seguendo il suo pensiero l’arte è il punto d’incontro tra destino individuale e storia. Nelle sue opere si sente un forte senso di responsabilità sociale e, in modo particolare, appare il suo impegno politico antifascista che nasce nella sua adolescenza. Nelle sue performance, come “Che cosa è il fascismo” e “Ideologia e natura”, cerca di far riflettere lo spettatore su come il male si palesi all’individuo sotto forma di novità, potenza, giovinezza, bellezza, convinzione di essere migliore e mai come male esplicito, proprio come è stato per il fascismo.
Il tema che Mauri cerca di mettere in luce nelle sue opere, non è soltanto incentrato sulla sofferenza umana, ma si rivolge ai metodi, alla comunicazione, a cosa ha reso possibile la devastazione. Il lavoro di Mauri rimane tuttora molto attuale. Si può applicare ad ogni forma di discriminazione, spinge lo spettatore a non ignorare il male nel mondo e mette in guardia dalle sue forme accattivanti.
Mauri nelle sue opere, che ha sempre reso contemporanee grazie alla sua abilità di rinnovare i suoi metodi di comunicazione con il mondo, non ha mai smesso di sperimentare e di concepire lavori nuovi. Vedremo nell’incontro come il suo ragionamento sull’estetica, sul linguaggio e sui materiali si è ammodernato e reso attuale indagando i propri tempi con spirito libero.