Si terrà domenica 14 aprile alle ore 11.30, presso lo Sporting Beach Arte di Ostia Lido, sul litorale romano (lungomare Amerigo Vespucci, 6), l’opening della mostra “Quel che rimane”, curata dal docente Fabrizio Pizzuto con le installazioni delle studentesse RUFA di Arti visive Ludovica Baldini, Valentina Marino, Hamida Sager, Ellen Wolf e Sara Zanin.
“Quel che rimane” è un libro aperto, un tema da sviluppare, un lavoro artistico che si prepone ad un lavoro mentale e concettuale. Si tratta di contestualizzare l’erosione che ha attaccato i campi della vita: il corpo (la guerra), la percezione di sé (l’anoressia), i sentimenti, i ricordi, il mondo da bambino, la vita stessa e infine la materia. Questi sono gli argomenti presi come campo di indagine nel lavoro delle cinque artiste, tutte esordienti, che in RUFA si sono cimentate in questo percorso. L’itinerario culturale proposto intende sfiorare la “mimesis”, confondendosi con l’ambiente. “Come il mare mangia la spiaggia, anche il mondo e la vita, le difficoltà, i sentimenti negativi, le imperfezioni, mangiano pezzi di umanità”.
Il titolo dell’intervento di Sara Zanin è un silenzio. Non un “Untitled” ma uno spazio vuoto. Il progetto affronta una problematica sempre più attuale, i disturbi della nutrizione e alimentazione. Il corpo che accusa il colpo, il corpo stesso diventa uno spazio di comunicazione: una vera e propria distorsione percettiva. L’erosione dello spazio è la creazione di una nuova immagine di sé.
La guerra è il tema sviluppato dall’artista libica Hamida Sager in “Fattori che influenzano il corpo del migrante”. Guerra che mangia l’uomo, letteralmente. L’uomo che ha tolto importanza alle cose importanti e in un rinnovato memento mori non ricorda più che polvere siamo. Nel particolare si allude anche agli spostamenti forzati dei popoli.
“But greatest of all is love”. Per Ellen Wolf, nel momento in cui qualcuno o qualcosa di caro cessa di esistere nella realtà e continua a vivere solo nella memoria, raggiunge immediatamente la vita eterna in uno stato d’immutabilità. Da questo si può imparare che l’amore contrasta la transitorietà e la distruzione.
La “Materia” di Valentina Marino evidenzia la problematica della finta stabilità, della sostanza materica. Anch’essa svanirà nel nulla, perdendo la sua sostanza e la sua forza. Un processo naturale che viene combattuto in quanto dichiarazione inevitabile della fine con un possibile ritorno al tutto.
Il tempo passa anche sui fiori, sulla natura, sul mondo tutto e qualcosa si trattiene, la traccia l’aver vissuto, l’essere stati. Nello sforzo di trattenere e testimoniare i ricordi si fanno i conti con quanto rimane di essi, con quanto sopravvive nelle foto e nei tentativi di trattenere. Questo tema viene sviluppato in “Blooming” di Ludovica Baldini.