A definire l’opera è l’artista o sono gli spettatori? È davvero possibile un’interazione tra artista e spettatore? Parliamo tutti la stessa lingua o non è piuttosto vero che ognuno pratica un proprio idioletto che rende la comunicazione, anche quella tra autore e fruitore, sempre impossibile? Che ruolo hanno, nell’arte, l’inciampo e l’errore? Queste sono alcune delle domande intorno a cui ruota l’azione di Alessandro Martina, giovane artista che rievoca la radicalità performativa di Artaud.
Il lavoro consiste in una complessa ramificazione di azioni e immagini. L’artista parte da una tavolozza di colori estrapolata dai lavori di alcuni maestri del Novecento e successivamente la ridefinisce su una tavola imbandita. Lo spettatore, utilizzando alcuni materiali disposti sulla tavola, e interagendo con l’artista, entrerà a far parte dell’opera definendo l’importanza del gesto artistico. [Simone Cametti]
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