Un’intensa settimana dedicata alla performance art, in cui gli studenti di Fine Arts porteranno in scena una serie di interventi performativi, esplorando il corpo, la mente e lo spazio fisico e concettuale che ci circonda. Un’occasione per immergersi in esperienze artistiche dal vivo, dove gesto, presenza e relazione diventano linguaggi espressivi.
A cura di Giulia Bergantino e Gianluca Ricco.
Durata: 17-21 marzo 2025 – RUFA Space, Pastificio Cerere – Via degli Ausoni, 7. INGRESSO LIBERO.
Il PerformanceBox nasce dalla necessità degli artisti di chiudere un momento che, autogestito, prende vita e muore in uno spazio definito. È la creazione di una capsula del tempo; la tradizione, la cultura, l’esperienza personale che lasciano un’eredità ai posteri che vorranno accedervi.
In questa scatola chiusa dove il tempo si dilata e le distanze si ampliano e si annullano, la trama – invisibile ma presente – dell’esperienza umana lega mondi lontani, e divide e ricostruisce la tradizione. Il dialogo che si crea è una finestra aperta sulle diverse identità, modellate lentamente attorno alle credenze e le abitudini.
Le linee che abbiamo tracciato con la nostra presenza vengono marcate e allo stesso tempo, allontanandoci e prediligendo una visione d’insieme, sembrano dissolversi. E poi, ancora, mettendo nuovamente a fuoco si uniscono, si intrecciano anche a volte. Ecco che, allora, l’appartenenza non è più così certa, forse neanche così importante.
Non cerchiamo risposte, tantomeno comprensione completa; ciò che muove questi incontri è la possibilità di creare significati che vanno oltre la semplice definizione. È la voglia di approfondire, studiare e conoscere, di creare nuove connessioni interne o esterne, di capire cosa abbiamo per le mani, guardarlo, girarlo e rigirarlo, magari anche giocarci. E infatti, cos’è la tradizione se non qualcosa che qualcuno prima di noi ha iniziato? Per tenerla viva ci vuole continuità, per ucciderla si penserebbe basti troncarla.
Invece, la tradizione è radicata e non si consuma mai.
Cresce dove il terreno è fertile e raccoglie, unendo a sé, quel che trova e che sia strumento necessario a raccontare il particolare – che è universale. Un grande insieme dove il singolo è anche il tutto, e il tutto, alla fine, è rintracciabile nel singolo.
Testo critico di Giulia Bergantino.
il programma – gli artisti e le performance

ARIFAH BINTI ASHRI, SOFIA ARREDONDO, JULIA VASCONCELOS
Weaving Roots
19 marzo – ore 15:30
Durata: 4h e 30

GIULIA BERGANTINO
Sorry, I’m still learning / Scusate, sto ancora imparando
21 marzo – ore 15:00
Durata: 5h