Squilibrio del personaggio – Rappresentazione della malattia mentale attraverso la percezione visiva

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La tesi si basa principalmente su i pensieri innati dell’essere umano usati da grandi registi per descrivere un personaggio solo con azioni, movenze e parole ma anche dalle forme, dai simboli, dai colori seguendo le leggi della Gestalt parlando all’inconscio dello spettatore.
Uno degli scopi fondamentali di uno sceneggiatore è riuscire a creare un personaggio che sia interessante e formalmente completo. Esistono molti libri di sceneggiatura che impartiscono schemi e regole per aiutare chi scrive a creare dei personaggi credibili e complessi, ma come hanno saputo rendere con tale profondità la personalità dei loro protagonisti gli sceneggiatori e registi  autori di opere considerate oggi, nella gran parte dei casi,  dei cult?
Basti pensare a Psycho, Memento, Shining, Shutter island, Fight club. Sono tutte opere in cui la mente malata del protagonista non è descritta in modo didascalico ma è percepibile dallo spettatore  grazie ai gesti, alle caratteristiche e alle azioni del personaggio.

Ho deciso di incentrare la mia tesi sulla pazzia dei personaggi e come viene mostrato questo squilibrio attraverso la percezione. L’attenzione volta a tale tema è dovuta ad un mio personale interesse per le storie che raccontano il mondo in modo distopico. Ho trovato appassionante analizzare come il punto di vista di un personaggio non ordinario, che può muoversi tra allucinazioni e scene oniriche, potesse essere magistralmente rappresentato e come la percezione visiva possa essere un potente mezzo per trasmettere un universo interiore attraverso immagini, gesti e movimenti di camera.
Il mio intento è approfondire e indagare tali escamotage, consolidando nozioni utili per la realizzazione del progetto finale e rafforzando il mio bagaglio di competenze che mi accompagnerà nella desiderata attività lavorativa.

Partendo da una definizione di malattia mentale come alterazione psicologica e/o comportamentale relativa alla personalità che porta ad una condizione di pericolo o di disabilità, ho voluto ampliare il concetto comprendendo nel mio studio tutti quegli atteggiamenti che nel senso comune si possono generalmente definire come disturbo o pazzia. 


Nel primo capitolo della mia tesi mi sono concentrata nella struttura del personaggio, indagando i vari step che uno sceneggiatore deve affrontare nel processo di creazione e di caratterizzazione dello stesso. Soffermandomi anche su come il mondo che circonda il personaggio influisce sulla sua “nascita”. 
Successivamente ho studiato come l’immaginario sia influenzato nella creazione di ideali-modelli, cosa sia la percezione visiva, le leggi della Gestalt e come fare un’analisi delle immagini. 
In seguito ho analizzato un gruppo di film scelti fra i maggiormente noti che richiedessero il tema della malattia mentale e come sia stata rappresentata a livello di immagine. 
Infine ho scritto e diretto un cortometraggio intitolato “Anima di amarena” allo scopo di rappresentare i temi trattati nella mia tesi. Ho voluto creare un personaggio che incarnasse lo squilibrio attraverso gesti ripetitivi, inserito in un ambiente chiuso: un mondo circoscritto da quattro mura emblema della malattia mentale in un arredamento maniacalmente ordinato e dai colori pastello.
 
Alice Russo