«Vivere l’urbanità da straniero partecipante e frammentarne i paesaggi, le usanze e le strutture.
Un rapporto con l’identità disancorata ma comunque inserita nel sistema.
Immagini cartolina immortalate in archi di tempo troppo brevi per essere colte in totalità: per questo riportate come frazioni o stormi in costante movimento.
I ruoli appartenenti all’umanità che va avanti senza mai fermarsi, in forma parodica.
Non vi è possibilità di errore, o forse ve n’è troppa. L’ingranaggio ti ingurgita e poi ti sputa.
Affrontare la cosa direttamente ci scompiglierebbe le parrucche».
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