Nel libro «Lavoro del lutto, melanconia e creazione artistica», di Massimo Recalcati, è riportata la seguente domanda: qual è il messaggio sociale, etico, dell’opera d’arte?
La risposta è che l’opera d’arte può avere un impatto sociale nella misura in cui è testimonianza dell’esistenza di qualcosa che non può mai essere integrato nel conformismo del principio di realtà, dimostrando che l’ordinarietà dell’esistente è una forma di alienazione.
Rielaborando le teorie freudiane e lacaniane è possibile ricavare una teoria
sull’utilità sociale dell’arte, e del cinema in particolare, che si prova a sviluppare in questa tesi. Né con Platone quindi, per cui l’artista è un nemico della polis, né con chi sostiene che l’arte sia un conforto all’angoscia individuale.