Aspettando i finalisti del RUFA Contest 2016, facciamo un po’ di ordine tra i ricordi, raccontando le intuizioni artistiche del Contest 2015
È passato un anno dal RUFA Contest 2015. Un’esperienza intensa ed entusiasmante, che ha proiettato l’Accademia in una dimensione internazionale e che ha regalato ai più meritevoli artisti e creativi made in RUFA la possibilità di cimentarsi con un grande protagonista della scena creativa mondiale, il graphic designer Stefan Sagmeister. Il tema scelto per il RUFA Contest 2015 è stato «Cosa ho imparato nella mia vita finora». E le risposte degli studenti sono state tutte sorprendenti. Le varie selezioni hanno poi portato all’individuazione dei 25 finalisti. Ve li presentiamo uno alla volta, giorno dopo giorno, per ripercorrere il racconto di una storia fatta di talento, genialità e passione.
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THERE IS ONLY A MOMENT. ALAIN PARRONI
“SINDONE” o “There’s Only a Moment” prevede 2 fasi. La prima comprende una breve presentazione video supportata dalla realizzazione di “Graffiti” dipinti con acqua. Figure umane che percorrono un ipotetico viaggio, prenderanno vita grazie al mezzo cinematografico, che come dall’albore di tale tecnica tenterà di far risorgere qualcosa di evanescente come la nostra dimensione temporale. La seconda fase prevede il dipingere, sempre con l’ausilio dell’acqua, su di un monolite di cemento 2×1 m, una figura umana che lentamente scompare senza lasciar traccia.
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IO SONO L’OBIETTIVO DIETRO L’OBIETTIVO. ERICA BELLUCCI
La fotografia inizialmente medium tra lo sguardo interno della studentessa e la realtà è diventata parte di lei, del suo occhio. Le tre fotografie rappresentano lo sviluppo del suo sguardo che attraversa tre fasi, da una visione ad occhi chiusi alla piena messa a fuoco. La scultura trasferisce allo spettatore che si porge vicino al foro del globo una sensazione di nero e vuoto in cui l’unica parte visibile è la fotografia di fronte. Lo spettatore entra nella testa dell’artista e vede attraverso il suo sguardo; vede ciò che vuole mostrare, diventa l’obiettivo che sta dietro l’obiettivo.
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ALIENAZIONE DALLA REALTA’. MICHELE BLASILI
In ogni foto del progetto lo studente analizza un oggetto diverso: quadro, libro, televisore, telefono e computer. All’interno di ognuna delle 5 foto spiega come l’oggetto rappresentato crei in noi questa alienazione dalla realtà. Ogni oggetto ha un suo modo di influenzare la nostra vita e dunque ogni foto ha un suo significato secondario, oltre quello principale (cioè quello di mostrare come noi siamo alienati da ciò che ci circonda). Oltre alle foto c’è un video dove spiega come, questa alienazione, influenzi le nostre vite.
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SII FORTE, MA PIANGI. ELENA CASTIGLIA
Quattro anni fa, il nucleo familiare di Elena si è frammentato, facendo crollare tutte le certezze costruite fino a quel momento. Nonostante le persone a lei vicine la incitassero ad essere forte, in un primo momento si è lasciata schiacciare dalla delusione. Ha imparato che forte non è chi non piange o non si piega al dolore, ma chi riesce a prendere in mano la situazione e reagire. Ha rappresentato nel lavoro il suo occhio, scrivendo ripetutamente la frase “be strong” a mano, con matite acquerellabili, inserendo poi la scritta “but cry” sciolta con acqua, come se fosse una lacrima reale.
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UNO SCONOSCIUTO NELLO SPECCHIO. ILARIA PEDONI
Una giovane ragazza si innamora di un clown di strada,che però sembra non ricambiare il suo sentimento. Per conquistarlo decide allora di travestirsi da clown. Ma nel momento in cui lei si toglie la maschera, lui la rimprovera, facendole capire che se vuole restare con lui deve continuare ad essere come lui. La ragazza innamorata gli obbedisce, mettendo così da parte la sua personalità, per indossarne ogni giorno un’altra che non le appartiene. Cosa le darà la forza per liberarsi di lui e della sua finta immagine, che si era costruita soltanto per compiacere qualcun altro?
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PANTA REI. CHIARA GIANCAMILLI
Ogni istante che viviamo non è mai uguale ad uno precedente e noi mutiamo con essi. Il nostro corpo e la nostra mente sono strettamente legati al tempo e per questo Chiara ha voluto focalizzare l’attenzione sul fluire della vita, inserendo un ostacolo davanti al soggetto poichè è quello che siamo soggetti affrontare quotidianamente. Ma anche i nostri ricordi sono condizionati dal tempo e non sempre sono così vividi come, al contrario, i nostri occhi ci permettono di vedere il mondo. Tante volte, ci resta difficile anche ricordare il volto di qualcuno che abbiamo amato. Solo il presente è a colori.
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RED CARPET. CHRISTOPHE CONSTANTIN
Red Carpet è un installazione composta da una stampa del logo della rivista “LIFE” incorniciata e da un tappeto rosso arrotolato sul quale è stampata a fuoco la scritta “IS YOURS”. Il titolo del lavoro si ispira ai tappeti rossi che accolgono i gossip durante le cerimonie, ad esempio quelle cinematografiche. L’installazione interroga sullo spettatore, sul ruolo che vuole prendere nella vita: essere una figura attiva (Attore), o rimanere una persona passiva (Spettatore).
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LA DIFFICILE CONSAPEVOLEZZA DI COGLIERE L’ARMONIA CHE C’E’ NEL CAOS. GIULIA TIVELLI
Da sempre, l’essere umano combatte tra due dimensioni, l’armonia e il caos. Continua ad oscillare tra i due, cercando regole, forme ma senza trovare il punto di equilibrio. Non accetta che possano coesistere entrambe, poiché attirato dal fascino del caos, e dalla ricerca dell’ordine. E’ una lotta che ci appartiene, che ci porta a dover accettare entrambi i fattori alla ricerca di una pur difficile compatibilità. L’utilizzo dello Split Screen è la chiave per poter percepire tale contrasto, cui segue la fusione e l’unione fra “Apollo e Dioniso”, tra “ l’armonia e il caos”.
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PER ASPERA AD ASTRA, COSTRUIRE IL FUTURO. FRANCESCO FILOSA
All’interno di una valigia, icona del moto perpetuo dell’esistenza, si staglia il muro dell’identità, frastagliato e tridimensionale, formato da tasselli preziosi e imprevedibili, rappresentanti valori, principi, insegnamenti ed esperienze. Un muro da valorizzare, in ogni circostanza in modo diverso, per permettere all’individuo di mostrare se stesso. Nasce così un gioco di luci che, tramite uno specchio nascosto, plasma l’immagine dell’identità e ne evidenzia la parte più esteriore o l’intima profondità. Simbolicamente la dicotomia dell’identità, “per aspera ad astra”, nel viaggio della vita.
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PATER FAMILIAS. SIMONA MARTELLO
10 statole. 10 scatole che racchiudono delle foto, foto di oggetti di un padre, foto di oggetti di una bambina. Un armadio, un armadio che custodisce queste scatole. Un russare, bambini che ridono, suoni racchiusi all’interno dell’armadio. Questa è stata l’installazione di Simona. Il suo intento è quello di evocare il concetto del ricordo, facendo in modo che lo spettatore, così come la ragazza nel video, vada a scovare queste scatole, racchiuse nell’armadio, ricordando una storia comune: il rapporto di un padre e di una figlia.
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IMPEGNO. ELLEN WOLF
La parola ”Effort” fa riferimento a un’abitudine del papà di Ellen di interpretare un proverbio danese: «Supera l’ostacolo nel suo punto più basso” cambiandolo in ”supera l’ostacolo nel suo punto più impervio”. Lui voleva dirle che si dovrebbe sempre scegliere il percorso più difficile, senza scorciatoie, in modo da scatenare la propria forza creativa nell’affrontarlo, dando il massimo lungo il percorso. L’arte per Ellen è diventata l’arte della Perfezione. La grande domanda e quindi la grande sfida da affrontare, è definire il concetto di perfezione, come disegnare lo scarabocchio perfetto.
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EVERYTHING IS CONNECTED. PRISCILLA CONTESINI
Priscilla Contesini pur non essendo rientrata tra i finalisti è comunque salita sul palco del Rufa Contest al Teatro Olimpico grazie alla sua opera «Everything is connected», che è stata selezionata per il premio speciale Sky Arte Hd. Il noto canale tematico della piattaforma Sky è stato partner del Rufa Contest e ha scelto un progetto da premiare. Priscilla Contesini, come ha spiegato Leonardo Mannella, Art director di Sky Arte, «ci ha impressionati, è un lavoro degno di nota». Effettivamente l’opera mostra il corpo nudo dell’artista, al centro di un cubo su sfondo nero con una serie di traiettorie al suo interno. L’opera rimarca la centralità dell’anima e dello spirito in tutte le scelte della vita.
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I CAN’T BE ALONE. ROBERTA FOLLIERO
Il lavoro è un’installazione composta da un filo di ferro teso tra due basi di alluminio,su di esso sono appese due mollette di legno una delle quali sorregge un calzino, unico e solo, su cui è ricamata la scritta “I can’t be alone”. Il calzino è ispirato alla tradizione del “lost socks”, in cui i calzini spagliati vengono raccolti nella speranza di trovare
il compagno perduto. La dipendenza dal contesto e da alcune persone che ne fanno parte e il bisogno di aver qualcuno accanto spinge un individuo a ricercare il perduto, così il calzino ha accanto a se una molletta vuota che richiede una presenza.
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FOOD. MOOD. MOON. LUCREZIA DE FAZIO
L’opera raggiunge la sua sintesi in uno scatto fotografico, dove semplicità e concretezza ne costituiscono la forma. Il pane è primo alimento; ci riconduce alla casa, alla famiglia, alla quotidianità ma allo stesso tempo rappresenta con ironia la tanto desiderata meta, lontana, irraggiungibile, ma che si rivela incredibilmente più vicina di quello che pensiamo, materna, terrena.
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CUCIRE LA VITA INSIEME. ELENA CARBINI
“Stitching life together”, significa cucire la vita insieme. Se la vita di Elena non fosse “cucita” ad altre, non sarebbe uscita dalla paura. Quando siamo piccoli abbiamo l’innocenza di non preoccuparci di ciò che succede. Nel momento del suo incidente, la paura si impadroniva delle sue forze. Quando ha creduto di toccare il fondo, le persone che la amano, l’hanno salvata. Il filo che li unisce, vive nelle persone che la circondano, ricordandole da dove viene e aiutandola a capire dove potrà arrivare. Quel filo, le ha ridato la fiducia, ha ricucito la sua ferita, e l’ha riportata a casa.
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EFFETTO DOMINO. GIANMARCO ADDUCCI
“Molto spesso le nostre azioni più meschine non sono altro che la conseguenza di altre azioni subite da parte di qualcun altro, è un effetto domino, ogni tessera cadendo cade su quella dopo, che a sua volta si troverà costretta a cadere per sopravvivere. Proprio di questo effetto lo studente ha voluto parlare, perché crede fermamente che tra le varie
tessere del domino ne esistano alcune che non cadono, che resistono, che tengono il peso delle altre, per dare il buon esempio, rispondendo con un azione contraria, rispondendo al male con il bene. Nella vita bisogna tener duro».
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QUANDO SEI INFELICE, ACCENDI LA LUCE. PAOLO SCHIAVO
Quando le cose non vanno bene e si è del tutto infelici è come se ci spegnessimo. Si spengono i sorrisi, la voglia di voler fare qualcosa, semplicemente non siamo più noi stessi. Ma la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce. Il progetto di Paolo Schiavo vuole esprimere proprio questo: “quando sei infelice, accendi la luce”. Realizzato con una base di alluminio e l’utilizzo di un tubo led luminoso di due colori, blu e rosso, per dare maggior risalto al significato della frase e con l’uso di una fotocellula per l’accensione al passaggio.
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STO PROGETTANDO. LORENZO STAZI
Il concept del suo progetto si basa sulla costruzione e progettazione della vita e sulle scelte che si affrontano per determinare cosa sia meglio per creare una situazione di benessere per se stessi, anche sacrificando qualcosa, come tempo libero e amici. Prendendo in esame il comportamento animale, in questo caso le api che basano la propria vita sulla costruzione del proprio alveare, ha progettato e realizzato dodici esagoni, in resina trasparente con del colorante giallo, che rappresentano le celle degli alveari. Successivamente ha progettato una font che riprendesse per l’appunto alla forma esagonale.
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COSA SONO… ARTIFICIALE?. ROBERTA DE CRISTOFARO
Quando si è bambini si cerca di spiegare con la fantasia ciò che non si conosce. E fu così che quando Roberta ha sentito dire
a sua madre di averla concepita grazie all’inseminazione artificiale, pensò di essere anche lei “artificiale”. Che avesse strani ingranaggi meccanici al suo interno o meno, sapeva di essere in qualche modo speciale, sapeva di avere qualcosa più degli altri. Nel suo visual, sugli ingranaggi sono apposte delle incisioni, una delle quali è un ringraziamento a sua madre: se lei non avesse scelto di avere un figlio, oggi lei non sarebbe qui.
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MOONLIGHT. DANIEL TESEI
Nella vita Daniel ha imparato che siamo attratti dalle cose che sfuggono alla nostra ragione, da bambino guardava la luna cercando di spiegarsi il firmamento e da ragazzo iniziò a porsi domande esistenziali. Il suo lavoro, un libro rilegato a spirale di 12 pagine di formato quadrato 20×20 cm, illustra la vita di un uomo che medita al chiaro di luna sulla propria esistenza, affiancato dai versi de l’Infinito di Leopardi (sviluppati dalla terza di copertina fino all’ultima pagina). Con quest’opera vuole trasmettere il senso di impotenza che abbiamo di fronte all’infinito ma anche quanto esso ci faccia sentire vivi.
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COMBATTI E PRETENDI LE TUE CICATRICI. MARCO TAURINO
Il suo progetto nasce da un’esperienza che in pochi potranno mai provare nella loro vita; parla di quando ci si trova in prima persona tra la vita e la morte, momento che ha vissuto a causa di un incidente alcuni anni fa,
riportando danni che lo hanno costretto a giorni in sala di rianimazione. Ed è con questa emozione che ha voluto far sentire quello che ha provato. Non tanto il riferimento alla morte, che siamo abituati a vedere attraverso mass media, film e telefilm, quanto l’attaccamento alla vita, quel momento in cui si capisce che si deve lottare per continuare a vivere. L’importante è conservare le proprie cicatrici.
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RITMO DI CUORI SUL PALCOSCENICO. ELEONORA PORENA
L’esperienza vissuta e rappresentata nel progetto è la vincita di un talent show in Inghilterra. La sensazione impressa nella memoria della studentessa è stata il rumore del battito del cuore che variava in un vortice di emozioni dalla quale ha imparato l’importanza della volontà e del lavoro di gruppo. Il progetto consiste in un’installazione interattiva in cui rappresenta la metafora di ciò che ha provato. Nel video la parola «rhythm» è generata dalla musica e reagisce ad essa. Le parole «on the stage» vengono generate dall’input che deriva dai sensori biometrici indossati dalle persone che partecipano.
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COME TI PRESENTO A MIO PADRE?. ANTONIO PASQUARIELLO
Nonostante siamo nel 2016, c’è ancora molta gente che considera i disabili come inetti o li guarda con disprezzo. C’è molta discriminazione sulla disabilità e Antonio ha imparato questa cosa sulla propria pelle. Un giorno di aprile del 2010 se ne è reso conto quando una ragazza con la quale si frequentava gli ha detto “Non possiamo andare avanti. La nostra storia non può diventare una cosa seria perché poi IO COME TI PRESENTEREI A MIO PADRE?!”. Da questa frase ha imparato che la gente vede un disabile come un peso; nessun genitore si augura per la propria figlia una relazione sentimentale con un disabile. Quindi ha trasferito questo suo pensiero su un lavoro di grande impatto visivo e concettuale, incidendo la frase su un supporto che sembra pelle. Con questo progetto lo studente si è aggiudicato il premio Aiap.
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NON SARO’ MAI SOLO SULLA MIA STRADA. LORENZO PERNICIARO
Il suo progetto è l’immagine raffigurante la mia via d’uscita da un momento che per me è stato difficile, l’abbandono da parte di suo padre, non per scelta naturale ma per scelta sua. Grazie alle persone a lui care, a lui
vicine tra famiglia e amici è riuscito a crescere senza problemi come se un padre non gli servisse neanche, per questo il suo primo tatuaggio è stato “I’ll never be alone on my way” perché sa che non sarà mai solo sulla sua strada fino a che avrà vicino le persone a lui care. Il suo lavoro è stato anche assegnatario del premio speciale Radio Centro suono.
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9 COSE. LORENZA LIGUORI
Il suo progetto è stato realizzato materialmente come un poster-istallazione, in cui sono presenti dei punti luce che seguono la costellazione di numeri. Dietro il poster, infatti, è stato creato un circuito di luci al neon che permette di illuminare i punti interessati. Unendoli e ripercorrendoli e possibile scrutare nell’animo della giovane creativa, riuscendo a leggere le nove cose che ha imparato nella sua vita finora.
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SENTI LA MUSICA, VEDI LA MUSICA. CHIARA TEDONE
La musica non è solo da ascoltare, è da sentire. Se la sentissimo davvero, potremmo comprenderne la vera essenza fino a farne un’esperienza visiva. Il progetto consiste in un’installazione audiovisiva in cui le canzoni sono tradotte in visualizzazioni astratte in movimento che si formano sui contorni della frase-titolo e reagiscono agli impulsi della canzone, cambiando forme ei colori a seconda del ritmo e della traccia corrente. L’installazione potrebbe funzionare attraverso una playlist preimpostata o essere resa interattiva inserendo la canzone che si vuole visualizzare dal proprio mp3. La sua opera ha convinto la giuria e anche MTV, che ha deciso di assegnarle, in qualità di partner, il premio speciale, aprendole le porte degli MTV Digital days.
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PANTA REI – TUTTO SCORRE. CHIARA GIANCAMILLI
Ogni istante che viviamo non è mai uguale ad uno precedente e noi mutiamo con essi. Il nostro corpo e la nostra mente sono strettamente legati al tempo e per questo ha voluto focalizzare l’attenzione sul fluire della vita,
inserendo un ostacolo davanti al soggetto poichè è quello che siamo soggetti affrontare quotidianamente. Ma anche i nostri ricordi sono condizionati dal tempo e non sempre sono così vividi come, al contrario, i nostri occhi ci permettono di vedere il mondo. Tante volte, ci resta difficile anche ricordare il volto di qualcuno che abbiamo amato. Solo il presente è a colori.