Exhibition: Scuola di Fotografia e audiovisivo.
A cura di Raffaele Simongini e Alessandro Carpentieri.
Artisti: Leonardo Amorosi, Matteo Bonanni, Alice Brignone, Ginevra Brizioli, Gabriella Carbone, Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Anna Di Paola, Armando Egidi, Andrea Ferretti, Marta Ferro, Lorenzo Finardi, Alessandra Florea, Carolina Iaccarino, Sabina Ismayilova, Eleonora Marinanza, Emanuele Mazzone, Ayla Mueller, Maria Vittoria Pecchioli, Mirko Pizzichini, Benedetta Pionati, Chiara Preti, Serena Radicioli, Claudia Rolando, Guido Leon Salerno, Francesca Salvati, Nicole Scilipoti, Lorenzo Teodosi, Tommaso Termine, Federica Troiani.
Museo di Roma in Trastevere dal 16 novembre 2021 al 8 maggio 2022.
Nuove modalità espressive indirizzate a ricerche sperimentali, alla contemplazione e alla cura delle immagini. Un percorso esperienziale fotografico e audiovisivo basato sull’osservazione del tredicesimo Rione dove fotografie e immagini in movimento catalizzano l’attenzione, trasferiscono all’osservatore non solo emozioni, ma anche sentimenti, atmosfere e pensieri.
L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzata da RUFA, con i servizi di Zètema Progetto Cultura.
“Labirinti InTrastevere” vuole avviare una riflessione sul concetto di contemporaneità delle immagini. Se la produzione e il consumo delle immagini fotografiche o in movimento sono caratterizzati da una molteplicità di supporti tecnologici, come smartphone, computer e altre varietà di schermi, è anche vero che l’esposizione a una tale quantità d’immagini provoca una sorta di accecamento simbolico, per cui si guarda senza vedere, ma soprattutto senza ricordare. La mostra intende soffermarsi sul senso di contemplazione delle immagini come antidoto all’accelerazione dell’esistenza dettata dalla labirintica Rete digitale.
Al contrario, si dovrebbe prendere esempio dagli artisti, che di solito, dopo aver viaggiato con la mente a lungo, arrivano in un luogo immaginario dove possono finalmente esprimere con le opere il loro mondo interiore. È la nostalgia romantica di una patria perduta che viene riconquistata da una ricerca dell’assoluto. Prima di approdare in un posto sicuro, ogni artista deve districarsi dentro un labirinto, fisico o mentale, per trovare una via d’uscita. È una chiara metafora della fotografia: perdersi in un immenso labirinto al fine di realizzare la visione perfetta. Perché non immaginare Trastevere come un labirinto stratificato dalla storia e dei linguaggi?
Il titolo della mostra fotografica “Labirinti InTrastevere”, secondo i curatori, allude a una immaginaria Trastevere labirintica, uno spazio da attraversare come nomadi giunti in una terra tutta da scoprire, uno spazio di transito tra il reale e l’immaginario, dove l’interno e l’esterno, il paesaggio e l’architettura, le figure e gli sfondi perdono qualsiasi riferimento razionale, per diventare momentanei attraversamenti di un tempo precario a cui vogliamo restituire il senso di un istante perfetto. Dopotutto il Covid ha costretto a una segregazione in uno spazio chiuso caratterizzato da schermi digitali, dove l’esistenza è apparsa come dominata dalla logica algoritmica e dalla statistica. È ora di ricominciare a viaggiare e a perdersi nei differenti linguaggi e in spazi immaginari.
A corredo della mostra fotografica, l’iniziativa propone anche una serie di proiezioni in cui l’audiovisivo regna sovrano. Se si vive infatti in una metropoli è difficile conservare un atteggiamento di distacco quasi contemplativo nei confronti della realtà ed è ancora più difficile ascoltare quella voce interiore che spesso suggerisce di rallentare i frenetici ritmi della vita per muoversi con lentezza e liberare la mente dagli obblighi che impone la quotidianità. In questo divenire la figura del flâneur, armata di una telecamera, ha la forza di districarsi nella città con uno sguardo disinteressato per perdersi nelle strade e nelle piazze come in una foresta piena di simboli.
È necessario dopo la pandemia da Covid-19 ripartire da una alfabetizzazione delle immagini di matrice cinematografica per sollecitare la libera contemplazione delle immagini in movimento. L’obiettivo? Imporre un imperativo spirituale allo sguardo: tornare a guardare concedendosi una pausa che restituisca valore al tempo e alla riflessione, una pausa dettata dai ritmi di Trastevere.
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Il lighting design della Sala Daguerre è stato realizzato e sponsorizzato da Luci Ombre. Luci Ombre è l’idea, il progetto, l’illuminazione. Un team di designer, progettisti, architetti e tecnici che fanno della luce la propria fonte di ispirazione. Nata nel 2013, è una realtà in continua evoluzione: un punto di riferimento per la consulenza e la progettazione illuminotecnica. Un modello per un lighting design innovativo, sostenibile e tecnologico.
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