Fotografia e audiovisivo

Pittura

RUFA nella sede di rappresentanza dell’Ambasciata italiana a Città del Messico

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Sono stati necessari circa cinque mesi. Tutto ha avuto inizio nello scorso mese di ottobre con la visita in RUFA dell’ambasciatore italiano a Città del Messico Luigi De Chiara e della consorte Idoia Uribarri. Il progetto? Semplice e avvincente allo stesso modo: trasformare la sede di rappresentanza dell’Ambasciata in un museo di arte contemporanea e premiare il percorso formativo che in Accademia vede interagire docenti e studenti.

Sono stati 33 i progetti presentati. Una selezione, dettagliata e attenta, ha permesso di individuare 9 opere pronte a partire per Città del Messico. Dopo 150 giorni e un un lungo trasferimento, che ha di fatto ripercorso in chiave moderna il viaggio verso l’ignoto compiuto da Cristoforo Colombo, l’Ambasciata italiana di Città del Messico ha accolto le creazioni realizzate da RUFA.

«Nel quadro più generale della politica di diffusione della cultura e dell’arte italiana nel mondo – spiega il direttore dell’Accademia Fabio Mongelli – l’Ambasciata d’Italia in Città del Messico e la Rome University of Fine Arts hanno deciso di dare forma e sostanza a una collaborazione che intende riflettere la molteplicità delle tecniche artistiche esistenti nel panorama contemporaneo delle arti visive italiane, alle quali l’insegnamento accademico attribuisce sempre pari importanza e dignità. L’obiettivo futuro è dare forma a iniziative culturali congiunte».

LE OPERE

Tiberinalia – Inside the river
Amparo Lavezzo Cassinelli, 2019, installazione fotografica
dimensioni: 100×70 cm – 53×37 cm – 30×21 cm

Nata sulle sponde del Tevere, Roma ha dimenticato il suo antico legame con questo corso d’acqua. Eppure erano tanti i riti dedicati al fiume e al dio Tiberino, come per esempio le “Tiberinalia”, istituite da Romolo in persona. Oggi il Tevere ha smesso di far parte della vita dei romani: soffocato dai muraglioni ottocenteschi, scorre lento e inquinato in un susseguirsi di addobbi osceni di buste di plastica, stracci, immondizia e rifiuti.

L’installazione fotografica “Tiberinalia – Inside the river” è il tentativo di riportarne alla luce le antiche e sacre acque, celebrandone colori e torbidezze, alla ricerca di quell’inedita interazione tra natura e spazzatura che oggi, purtroppo, è il nuovo spirito del fiume.

In vetrina si trovano i desideri incompresi
Fabrizio Dell’Arno, 2012, olio su tela
Dimensioni: 150×200 cm (dittico 150×100 cm)

Raccontare la fragilità umana e lasciare una riflessione quanto mai importante e rilevante: Cosa ha veramente valore nella società? Veramente tutto ha un prezzo? Si è condizionati a credere in tante certezze, ma qual è il vero rischio? L’intento è fare in modo che le persone possano soffermarsi in luoghi diversi all’interno di un quadro e pensare guardando in direzioni differenti. È importante la presenza di una componente temporale tangibile che rappresenta, a sua volta, uno spazio reale, allo scopo di rappresentare l’inganno senza escludere le certezze.

Humanity not found
Laura Capriglia, 2018, acrilico su tela
Dimensioni: 50×50 cm

La ricerca di un’immagine universale come indagine di pensiero e il QR code che si slega dalla sua funzione attuale per mostrare una fruizione interattiva, che coinvolge l’osservatore. Dimostrare che si è dipendenti dagli schermi dei dispositivi elettronici e quindi “costringere” a una fruizione mobile, come denuncia di una pigrizia alienante. Per presentare tale analisi il codice è stato raffigurato non con tecniche elettroniche, ma dipingendolo su tela.

L’opera, come tutti i QR Code, rimanda a un sito che appare sul dispositivo elettronico del fruitore: www.humanitynotfound.com. Esso contiene la fusione di due dipinti figurativi: uno rappresenta il mare, l’altro una figura di una donna vista di spalle.

Humanity not found, è ripreso dal codice “Error 404 – not found” che appare quando si riscontra un problema sul web che informa l’utente della non esistenza di una determinata risorsa. La figura umana è digitalizzata attraverso un segno «pixellato» per dimostrare la dissolvenza dell’individualità umana nel contesto mediatico e tecnologico.

La casa sull’albero
Mariagrazia Pellegrini, 2019, scultura in marmo statuario
Dimensioni: altezza 31 cm, diametro 36 cm

Un progetto realizzato in seguito a una ricerca personale sulle emozioni, collegate ai ricordi. Si tratta di un lavoro in marmo, materiale duro ma allo stesso tempo fragile, che raffigura una casa su un tronco d’albero. La casetta, che si differenzia dal tronco perché liscia, come la disegnerebbe un bambino, è quella in cui l’artista è cresciuta e di cui ora ha solo un ricordo. Il tronco invece, ricco di venature del legno e più realistico, è collegato alla realtà di oggi. Il vero soggetto dell’opera è però il taglio netto del tronco che separa il nostalgico ricordo dalla consapevolezza del vero.

The Roman Garden
Michele Palazzi, 2019, stampa fotografica “fine arts”, stampa fotografica su carta poster
Dimensioni: 80×60 cm – 240x 320 cm

The Roman Garden è il secondo capitolo di “Finisterrae”, un corpo di lavoro che indaga l’identità Sud Europea e il suo stato di crisi attuale. Il primo capitolo è incentrato sulla Lusitania, in Portogallo, questo invece affronta l’Italia contemporanea. L’opera indaga le origini comuni del Mediterraneo e la costruzione di un’Europa politica.

L’approccio è una riflessione estetica piuttosto che una ricerca storica sull’antichità. Partendo dalle tracce dell’antica Roma si ricrea un giardino come metafora dell’Italia di oggi, composto da antichi affreschi e paesaggi. Se gli affreschi stanno a rappresentare l’idealizzazione della natura e della cultura, i paesaggi mostrano gli effetti del tempo e della storia, rendendo il giardino simbolo di bellezza e decadenza.

No more songs to sing
Nicola Russo, 2019, installazione composta da 16 fotografie
Dimensioni: 10 cm – 41,8×27,8 cm – 6 cm – 27,8×18,5 cm

È un progetto fotografico che tenta di documentare l’apatia, la mancanza di spessore e la depressione della generazione Z, ovvero dei ragazzi compresi tra i 15 e 25 anni nella zona di Roma e periferia. L’utilizzo del mosso fotografico, insieme al bianco e nero, enfatizzano questo stato d’animo e descrivono un mondo anestetizzato, troppo veloce per le persone che non riescono a stare al passo con i tempi. Tra le varie immagini sono presenti anche degli autoritratti dell’autore, ovvero le immagini più chiare, indefinite, simbolo della ricerca e dell’intimità del lavoro.

Labirinto mondano
Silvia Rosa, 2019, olio su tela
Dimensioni: 110×130 cm

Stratificazioni di colore che generano un senso di profondità in cui lo spettatore può immergersi. Allo stesso tempo, quest’ultimo viene privato dell’opportunità di potersi ancorare a un punto di riferimento chiaro e stabile che generi un senso di conforto. Pertanto l’osservatore si ritrova in parte attivo nella composizione, ma senza poter avere il controllo su di essa. Lo spaesamento generato è dovuto, inoltre, a un ambiente illusorio nel quale si riesce a riconoscere alcuni elementi caratterizzanti la vita e la società stessa, ma che coinvolge il fruitore sotto tutti gli aspetti. L’inserimento di materie prelevate da realtà di diverso genere sono un punto nodale. Per mezzo di elementi spettrali si vuole ricreare un’immagine unica il cui tentativo è quello di far scaturire una riflessione sul disagio vissuto dall’uomo contemporaneo.

Silence
Valerio Vesci, 2019, numero 5 stampe fotografiche su carta matte
Dimensioni: 42×29,7 cm

Un viaggio interiore nel silenzio e nell’estran
iazione della città. Le foto sono tutte scattate all’alba, al lago di Bolsena, quando tutti ancora dormono, in mezzo alla natura c’è solamente il suono del silenzio. I soggetti delle immagini sono tutti elementi naturali tranne uno, la barca, che però è abbandonata in mezzo all’acqua e non accoglie la figura umana. La solitudine di quel posto e il silenzio che è presente a quell’ora trasforma l’esperienza dello scatto in un momento di riflessione interiore e ispezione di sé stessi.

Scatola dei ricordi
Wang Yuxiang, 2019, installazione a tecnica mista
Dimensioni: formati diversi

Una ricostruzione fedele, precisa e artistica del “cassetto” del nonno dell’autore, contenente tutti gli oggetti della sua quotidianità dipinti su piccole tele. L’opera vuole essere la rappresentazione fisica di quelli che sono le scatole della “memoria” dello stesso artista, che si manifestano, si ripropongono, si rincorrono e, grazie alle potenzialità dell’espressività si materializzano, prendendo forma e sostanza, trasformandosi da intangibile a tangibile.