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Fine arts

Nowhere, Now Here

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Artisti: Eva Maleen Deckner, Negin Fallah, Chantal Spapens, Tanek, Olympia e Vittorio Venturoli.
Inaugurazione: 21 ottobre 2024, ore 18.00
Performance di Olympia alle 19:30
A cura di: Aida Özcan, Victoria Rose Froberg
Casa delle Cultura de Municipio V — Villa de Santis, 665, Via Casilina 00177 Roma.

La mostra è aperta al pubblico fino al 23 ottobre, 2024.

 
Nowhere, Now Here è una mostra che mette in evidenza la diversità delle esperienze all’interno della comunità LGBTQIA+, stimolando l’immaginazione dello spettatore verso il futuro. La mostra incorpora opere di vari medium, tra cui scultura, installazione, pittura, performance e illustrazione, concentrandosi su come i corpi queer rinegoziano la loro presenza negli spazi pubblici. Sia per il piacere che per la sopravvivenza. Superando l’assunzione che la queerness abbia un’unica faccia o uno spazio predefinito in cui esistere. Numerosi fattori influenzano le nostre identità e le decisioni che ciascuno di noi prende su come presentarsi nella propria vita.

Dai dipinti di Eva Maleen Deckner, originaria di Amburgo, Germania, che centra il suo lavoro sulle esperienze delle relazioni lesbiche e crea un regno di esistenza per la gamma di espressioni emotive delle donne. Negin Fallah, dall’Iran, esplora la dualità nelle sue installazioni. Le sue opere ruotano attorno ai temi del caos e dell’armonia, mettendo in discussione il comportamento umano e l’identità. Tanek, pittore di Campobasso, collega le immagini delle forme umane nei suoi dipinti con la natura, unendo la sua missione personale di cura e preservazione della terra.

Indipendentemente dalle nostre culture o dal fatto che ci troviamo in nuove terre, spesso le nostre esperienze si intrecciano con quelle delle persone con cui condividiamo una comunità, anche se sembrano estranei. La performance artist Chantal Spapens, olandese-francese, centra la sua esplosiva ricerca sulle aspettative legate al lavoro domestico, spesso invisibile e non retribuito, delle sfere percepite come femminili. Vittorio Venturoli, originario di Manfredonia, Italia, approccia la sua pratica da un piano liminale, fornendo un linguaggio visivo per lo spazio che esiste tra di noi e che ci connette attraverso una coscienza condivisa. Infine, la poetessa spoken word, slammer e artista performativa Olympia, è una femminista intersezionale italiana, attivista e membro fondatore di Questa Cosa Queer, un progetto di poesia performativa a Roma. Il suo lavoro attiva conversazioni pubbliche sulla costruzione dello «spazio sicuro» e della queerness.

Collettivamente, ci sentiamo tutti invisibili a volte, ma condividiamo fili comuni. In una città come Roma, con forti nuclei di comunità LGBTQIA+, gli artisti selezionati lavorano insieme per intrecciare queste collettività. Troppo spesso, per coloro che affrontano emarginazione o alterità nella società, è concesso esprimere le proprie esperienze solo se oggettifichiamo i nostri corpi o restiamo entro i confini di ciò che la narrazione cishet, patriarcale, bianca ed eurocentrica ritiene accettabile, relegandoci al silenzio. Questi artisti selezionati mettono le loro opere in dialogo tra loro, coinvolgendo gli ospiti e creando un’esperienza immersiva, esemplificando che la presenza del corpo queer non è qualcosa da sessualizzare immediatamente o da prendere di mira. Intenzionalmente collocata nello spazio comunitario e libero della Casa delle Cultura, sia gli artisti che la comunità locale romana possono creare legami con la terra e i propri corpi.

Quali narrazioni occupano ancora spazio nelle nostre menti, influenzando il nostro rapporto con i corpi, e di conseguenza, il modo in cui siamo in grado di interagire e stare in comunità con gli altri?

 
Come arrivare alla Casa delle Cultura:
Metro: Linea A direzione Anagnina fino alla fermata Parsi di Centocelle, cammina 20 minuti
Tram: Prendi la linea Roma Giardinetti dal Termini verso Centocelle fino alla fermata Berardi, cammina 4 minuti