Art Curating and Management

Curatorial Method and Profession

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di Fabrizio Pizzuto, coordinatore e docente del nuovo Master in Art Curating and Art Management

 
Si tratta in questa sede di ridefinire un corso di studi in Art Curating and Art Management senza preconcetti, con coraggio, ripartendo da possibili definizioni relative ad ognuna delle materie e ad ognuna delle figure individuate. Si tratta dunque di parlare con i migliori operatori della scena artistica romana italiana e internazionale e porre a ciascuno la domanda che da sempre si pone, ovvero il senso, la definizione, se vuoi parziale e soggettiva, se necessario faziosa, relativa alla materia, al materiale vivo di cui si occupa… questo nel tentativo innovativo di generare un contenitore di pensiero sapiente coi professionisti migliori di questo periodo storico.

In definitiva il senso ultimo è provare a leggere i tempi, trovare così un modo e uno spazio per avere una nuova proposta su cui basare Art Curating and Art Management. Per generare questa nuova importante base, e per ottenere che sia solida, bisognerà avere (tutti insieme) personalità, sviluppare proposte, alimentare letture, saperci lavorare e saper mettere in scena e in campo l’opera d’arte.

Nei corsi storici, relativi al sistema dell’arte contemporanea, troviamo spesso come punto di inizio le rivoluzioni attuate da Paul Durand Ruel, che furono sostanzialmente cinque. Si trattava, in quel momento storico, di generare una nuova domanda per un nuovo pubblico, averne l’esclusiva, generare un territorio critico e di pensiero tramite la fondazione di riviste specializzate, sviluppare le poetiche degli artisti tramite mostre personali, infine generare una rete di rapporti internazionali. Su questa base, pensata per quella nuova giovane generazione scapigliata che furono gli impressionisti, si basa la storia dell’arte recente. Su questa base esistettero Leo Castelli e Peggy Guggenheim, la storia tuttavia si attorciglia e si ripensa e sono tanti i nomi con cui bisognerà familiarizzare all’interno del nostro corso. E i nomi sono metodi, capacità di lettura, possibilità di lavoro. Questo perché non può esistere una nuova proposta nel puro management, senza lo sviluppo sapiente di un pensiero visivo. Si tratta, per farla lunga, di quella sottile linea di confine tra il fenomeno e il noumeno, tra la comprensione delle cose e la creazione di nuove entità estetiche complete e attraversabili. La necessità della comprensione, per noi significa imparare a guardare come imparare la musica, l’ascolto è la visione. Esiste una comprensione intuitiva che a che vedere col risvolto emotivo e ne esiste una tecnica: bisogna chiedersi come mai, come fa ad ottenere questo stato d’animo, cosa accade realmente alla composizione e allo spazio creato.
La conoscenza della distanza delle stelle non distrugge la magia della notte stellata ma ne genera un nuovo livello, infinito, davanti a cui siamo piccoli e nuovamente innocenti e incoscienti. Lo spazio dunque ritorna come messa in atto e in scena, e le parole come messa in arte delle cose.

La scrittura si sviluppa come arte in sè, nata dalla letteratura e generata nei toni, negli spazi, nella punteggiatura come puntello di una scultura e diventa una cosa nuova.

 
Un luogo, quello della critica d’arte, di Art Curating and Art Management che nasce si dalla visione e dalla scrittura, ma che si genera come campo preciso e precipuo. Una materia che si sposta nel tempo verso l’attraversamento delle arti visive, che si genera anche visivamente parlando, da forma a contenuto e ritorno, da fenomeno a noumeno, segno e texture, azione e fruizione.
Per non parlare della paradossale idea della messa in vendita delle opere che oggetto non sono, nata da una situazione culturale e che si rivolge non ancora a tutti i pubblici, da cui pure attinge la manodopera. Opere per la fruizione, opere per la storia, opere per il museo, opere per un’acquisto, tutto appartiene allo stesso campo ma non è lo stesso pensiero, genesi di un racconto che ha che vedere col concetto di proprietà, genitore illegittimo della pubblicità o della fenomenologia.

Ci si chiede cosa è dunque questo aspirare ad un salto di gloria, immortale essenza, lavoro sodo per un obiettivo. Infine questo obiettivo dove si trova se non nella battaglia (sociale e antisociale), che va dalla scoperta di un linguaggio fino al racconto dell’ascesa di classe. Le cose si trovano quindi tutte già qui, più vicine di quanto pensavamo, in bella vista, come la lettere di Poe, nel saper guardare; nella sensibilizzazione di ogni spirito volenteroso, nella stesura del racconto mentale che è il pensiero critico e che pure giunge non solo alle visioni elitarie dei complesso di colpa di nuovi acquirenti, ma ovunque ci si possa essere sentiti orfani di un pensiero visivo connesso alla presenza dello stare nel mondo.
 

Fabrizio Pizzuto

Critico d’arte siciliano, docente di Storia dell’arte contemporanea e di Management per l’arte.
Si è specializzato in Storia dell’Arte Contemporanea presso la Scuola di Specializzazione di Siena, diretta da Enrico Crispolti con una tesi sviluppata dopo residenza a Parigi alla Citè des Arts per Incontri Internazionali d’arte nel 2006.
Attualmente gestisce lo spazio espositivo non-convenzionale e piattaforma online di critica d’arte KHLAB di cui è co-ideatore e co-fondatore. È curatore e Art Dealer per la Wepp Art s.r.l. Collabora con la piattaforma Nation 2.0 di Dubai (Emirati Arabi).
Collabora con Inside Art Magazine e con Liquitex a residenze d’artista a Roma presso lo spazio Fondamenta.
Ha curato e cura mostre e scritto testi per gallerie e spazi espositivi in Italia e fuori.
Vive e lavora a Roma.