Il 19 maggio alle 17.30 inaugura la mostra «Legami e lesioni», a cura del docente RUFA Emiliano Coletta e Debora Mondovì.
ArtSharing, giovane realtà poliedrica molto attiva nel panorama dell’arte contemporanea, ospita la mostra “Legami e lesioni” degli artisti Emiliano Coletta e Debora Mondovì dal 19 maggio al 18 giugno 2022 a Roma, a cura di Penelope Filacchione e Fabrizio Pizzuto.
Scultura ceramica, terracotta e arazzi in macramè le opere inedite presenti in mostra tra i due autori: un dialogo artistico intrigante che analizza in che modo, dopo la pandemia, tiriamo le fila dei rapporti umani. Da qui le lesioni e i legami del titolo.
Il progetto espositivo nasce infatti da un’intuizione sul tempo sospeso: quando sembrava che nulla accadesse sotto la superficie di calma apparente brulicavano pensieri, idee e nuove conoscenze. Un tempo restituito che ha costruito nuovi legami. Da lì l’idea primitiva della mostra, che è un’idea di accoglienza e sperimentazione di nuove strade, mettendo in rapporto inedito l’opera di due artisti.
Legàmi, come quelli di Debora Mondovì e dei suoi lavori legature di corde a nodi e arazzi che raccontano lo scorrere di un tempo lento, che sappia ricucire positivamente le lesioni. Lesioni, come quelle delle opere in ceramica di Emiliano Coletta, che si formano quasi autonomamente su una materia lavorata velocemente e volutamente fuori dai canoni, governando il caso.
Emiliano Coletta affronta senza schematismi e paludamenti il grande dilemma tra decorazione e significato, lavorando sulla forma astratta come unica possibile per lui.
Propone in mostra le sue Bagatelle, sculture ceramiche nate negli ultimi due anni dal titolo che minimizza con leggerezza l’antica diatriba: può la ceramica, materiale tradizionalmente funzionale, essere un medium artistico? Il colore, la brillantezza della ceramica aggiungono o tolgono alla scultura? Opere che nascono volutamente da una tecnica ‘sbagliata’ – ammesso che esista una tecnica giusta nell’arte – tanto nei tempi, quanto nella modellazione e nel mix degli ossidi colorati che usa anche a terzo fuoco. Ossidi che danno quel colore e lucentezza per lui fondamentali: non una poetica dei materiali, ma materiale che si presta all’idea cercando uno specifico cromatico della forma scultorea.
Se il colore brillante delle opere di Emiliano Coletta esalta il valore della plasticità cercando uno specifico cromatico della scultura, il dialogo con le terrecotte naturali di Debora Mondovì si fa affascinante: un cromatismo che nasce meditatamente dalla giustapposizione della materia nella sua consistenza primigenia a fronte di un’esplosione formale e cromatica che sembra quasi una colata lavica incandescente.
Galleggiano e volteggiano con delicatezza aerea gli arazzi di recentissima produzione di Debora Mondovì, disegnano arabeschi e ideogrammi di corde, trame e tessuti, di ombre proiettate che oppongono la determinazione paziente del femminile all’irruenza volitiva del mascolino.
Nasce una narrazione inedita, dove i segni annodati e inferti nell’argilla scrivono una nuova geografia, ricucendo se necessario le nostre anime stropicciate.
Legare e tagliare sono operazioni che richiedono tempo: anche nel lavoro artistico, l’opera finita non è fatta solo di ciò che tangibilmente rimane, ma anche del tempo ad essa dedicato. Debora Mondovì è un’artista e un’insegnante delicata e paziente, con grande esperienza anche con persone a digiuno di precedenti artistici.
Ci propone un laboratorio esperienziale in una galleria d’arte guidandoci nell’uso di corde, fili, funi, grezzi o preziosi, sottili o spessi, inclusioni di materiali diversi annodati e legati come allegoria dei rapporti tra le persone e con il nostro io profondo. Un mix di tessitura e macramé, tecniche antiche riviste in senso moderno e intese in senso artistico e installativo, che trasforma la materia in ideogrammi sospesi. Non arte terapia, ma certamente una terapia dell’anima: attraverso l’annodare e il tessere si affronta la nostra vita, si costruiscono relazioni, si prende tempo per pensare e per parlare con noi stessi.
Emiliano Coletta
Classe 1974, ha in attivo una lunga carriera di scultore e docente. Pur avendo sperimentato tutte le tecniche, anche pittoriche, ha trovato nella scultura in ceramica la sua cifra stilistica attraverso la quale prosegue, in maniera costante, la sua ricerca. Tra le mostre recenti la sua partecipazione alla collettiva Le Altre Opere – Artisti che collezionano Artisti, al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese, Roma. Si definisce ‘furioso iconoclasta’ e trova precisi riferimenti nella poetica di Anselm Kiefer e di Giacinto Cerone: la docile argilla è la giusta alleata che gli permette di lavorare attorno al caos, costruendo una trama che dia senso e struttura al caso.
Debora Mondovì
Nata nel 1965, la sua storia con la ceramica inizia dall’infanzia. Dall’arte applicata alla scultura, anche musicale, in terracotta, in anni più recenti si è avvicinata in maniera sistematica al nodo e alla tessitura delle corde come nuovo mezzo espressivo parallelo ed autonomo.
La leggerezza è la cifra stilistica di Debora Mondovì: una leggerezza conquistata ‘in levare’ trasformando l’atto del modellare la materia – sia essa terracotta o corda – in meditazione. Nascono così le sue sculture, non di rado dai titoli evocativi sulla condizione umana: non certo un percorso apertamente autobiografico, ma il riportare il personale all’universale, trasformando l’azione artistica in riflessione comune.