Il gruppo di artisti, tra cui studenti RUFA, si interroga sulle realtà parallele
Il 28 maggio inaugura a Palazzo Velli a Roma (piazza Sant’Egidio 10 – Trastevere) la mostra del collettivo artistico Chiba, di cui fanno parte anche gli studenti RUFA Elisa D’Urbano, Viviana Lorelli, Yari Saccotelli, Eleonora Cerri Pecorella e Giulia Dedola. Il progetto in mostra, dal titolo “Untitled”, raccoglie ogni concetto che ruota intorno agli assi dell’alienazione, dell’alieno – inteso come creatura spaziale o individuo fuori contesto – e di ogni idea che popoli l’universo. I lavori coinvolgono i visitatori su un piano multisensoriale, tramite installazioni visive e opere che non si limitano a mettersi in mostra, ma invitano lo spettatore a rimanere coinvolto a un livello emozionale.
Il collettivo Chiba nasce nel 2015 come emanazione naturale di menti “annoiate”, con l’idea di offrire un canale espressivo a chi non si sente in dovere di inserire degli argini nel proprio flusso espressivo.Gli artisti che lo animano prediligono i contrasti, le ibridazioni, i confini sfumati, e le ambiguità. Non ha preferenze particolari, e oscilla sulla sua identità. Ne fanno parte
Le opere in mostra sono:
“Mutazioni naturali casuali”, un’installazione audiovisiva di Viviana Lorelli, Yari Saccotelli e Giulia Dedola. L’opera è composta da sei teche di vetro piene d’acqua in cui vengono proiettate sezioni del corpo umano in parte alterate. La scelta di utilizzare l’elemento fisico dell’acqua dimostra come tale liquido sia fondante per qualsiasi forma di vita. Questa sostanza è stata anche fulcro del lavoro del videoartista Bill Viola che definisce l’acqua con i suoi riflessi e la sua essenza fluttuante come il “vero medium ottico metaforico e simbolico della visione dell’esistenza dell’uomo”. È lui la fonte d’ispirazione.
“2 gennaio 2004”, di Eleonora Cerri Pecorella, un’installazione multimediale basata su una vecchia foto scattata con il cellulare e il cui soggetto interroga sulla presenza di forme di diverse forme di vita, sul futuro e sul senso dell’esistenza dell’uomo. L’ immagine è accompagnata da una storia che racconta la dinamica delle circostanza in cui la foto è stata scattata e le riflessioni dell’artista.
“#ALIENated” di Francesca Paola Baldassarre, Giulia Marinelli e Cristina Gangale. Si tratta di una video installazioneche punta a creare una sensazione di solitudine
e smarrimento: l’alieno non ha un volto per gli uomini, ma si può manifestare in sensazioni, movimenti e ombre attraverso le immagini.
“BlankRoom”, di Priscilla Contesini, è un’installazione: una struttura cubica in ferro rivestita da un telo oscurante. Il tema dell’opera è il nero, inteso come summa dello spettro di colori che assorbono la luce e come assenza di materia. Facendo entrare lo spettatore nel nero del buio, gli si fa superare un margine che rappresenta l’atto di allontanarsi da un ambiente conosciuto e rassicurante.
“Too Many Voices”, di Elisa D’Urbano, un’installazione audiovisiva realizzata con vari pannelli su cui vengono proiettate varie teste incastrate tra di loro. L’artista gioca sull’idea del paradosso insito nella struttura dell’opera, il cui aspetto è ovviamente alieno e rappresenta sia un soggetto unito che una moltitudine frammentata e spersonalizzante.
Appuntamento il 28 maggio alle ore 18.00 a Palazzo Velli Expo, Piazza Sant’Egidio 10, Roma (zona Trastevere)