Gli studenti dell’Accademia presentano il loro progetto all’interno di The Art of the Brick
Il 23 febbraio alle 18 inaugura al Set un interessante progetto artistico, che vede coinvolte quattro studentesse di Arti visive dell’Accademia RUFA. La mostra si intitola “Modus operandi” e si tratta di un percorso concettuale incentrato sul tema del “modulo”, coerentemente con l’idea proposta dall’esposizione principale in corso al Set in questo periodo, “The Art of the Brick” che con le sue scomposizioni della materia attraverso l’uso dei lego sta attirando l’attenzione e la curiosità del grande pubblico. Così i giovani artisti, coordinati dalla curatela dei professori Emiliano Coletta e Simone Cametti, in collaborazione con i docenti Federico Landini e Maria Pina Bentivenga, si sono cimentati in un dialogo molto profondo con lo studio dello spazio, visto sotto tante diverse sfaccettature.
Claudia Capone, ad esempio, presenta “You are here”, una stampa xilografica a cucchiaio su carta, che trae spunto dalla planimetria dello spazio espositivo. La moltiplicazione speculare della pianta crea un’ambiguità visiva in cui l’esterno diventa interno. La sua ricerca parte da mappe che definiscono reticoli e descrivono i limiti fisici dello spazio per svilupparsi in molteplici possibilità di senso.
Chiara Fantaccione partecipa, invece, con l’installazione “Particolari riserve”, che nasce da una volontà di ricerca sull’individuo come parte di un mosaico, la sua importanza come singolo, ma anche come unità che, sommata alle altre, compone la massa. Un insieme di tesserine (moduli) molto simili tra loro, a un occhio disattento, ma ognuna con una particolare differenza; ogni individuo è uguale all’altro, ma anche profondamente diverso.
Sara Carmignani, con l’opera “Antifragile”, insiste sullo stesso filone del relativismo. Una serie di chiodi in argilla, ognuno diverso dall’altro ma persi in una marea indistinguibile, ed un unico pezzo che emerge, che affiora nella sua fragilità, che non teme il rischio di essere schiacciato o distrutto, perché è nell’ imprevedibilità che nasce un Antifragile, intesa come condizione che caratterizza un’entità che trae beneficio dallo shock.
Elisa D’Urbano, infine, con l’opera “Exit”, ha voluto modificare la percezione spaziale di un ambiente chiuso attraverso l’interazione col suono. Lo spettatore stesso innesca il mutamento percettivo attraverso l’uso della voce, che, manipolata digitalmente, lo proietta in una cognizione spaziale alterata e amplificata. Nella sua ricerca l’indagine sullo spazio e la percezione di esso è fondamentale come la sperimentazione sui differenti linguaggi espressivi che possano interpretarlo.
La mostra è visibile fino al 6 marzo.
Tutte le info su orari di apertura sono disponibili su: www.artofthebrick.it