RUFA x Movimento Moda Responsabile


 
 

Gli studenti di Graphic Design hanno sviluppato quattro campagne di comunicazione multicanale per l’organizzazione no-profit Movimento Moda Responsabile.

Per capire come la comunicazione pubblicitaria possa contribuire a promuovere una moda più sostenibile, gli studenti RUFA del corso di Graphic Design hanno lavorato alla realizzazione di una campagna creativa che pone l’attenzione sui principali problemi ambientali e sociali connessi al fast fashion, in collaborazione con gli esperti di Movimento Moda Responsabile e dell’associazione no-profit rén collective. Un’attività congiunta che nasce dalle attività didattiche condotte dai docenti RUFA Claudio Spuri e Alessandra Giacomelli, per permettere agli studenti di riflettere e prendere posizione su questioni reali, fortemente connesse alla contemporaneità. Le campagne hanno preso vita sui canali istutuzionali di MMR e RUFA in occasione della Fashion Revolution Week 2024, un momento chiave per riflettere sul nostro impatto ambientale attraverso scelte nella moda.

I giovani designer si sono trovati di fronte a una sfida che li interessa da vicino: come creare comunicazione per indirizzare il pubblico verso acquisti responsabili e sostenibili di capi di abbigliamento? Come rendere evidente il livello di inquinamento ambientale, economico, etico e sociale causato dal Fast Fashion?
L’associazione no-profit MMR (Movimento Moda Responsabile) è a capo di un movimento globale di azioni e politiche di sensibilizzazione e informazione verso un maggior utilizzo di moda sostenibile, e gli studenti RUFA hanno lavorato per offrirle campagne creative che, attraverso il linguaggio pubblicitario, arrivino a quante più persone possibile, contribuendo a modificare abitudini e consumi d’uso.

 

Fast Fashion Fast Ending

di Carola Autili, Ilaria Bucci e Elisa Drosi.

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La nostra campagna pone al centro dell’attenzione l’inconsistenza dei prodotti Fast Fashion, che buttiamo via ogni anno dopo pochissimi utilizzi, finendo accumulati in discariche abusive dove restano ad inquinare il pianeta per migliaia di anni.
L’idea è stata quella di raccontare questa problematica attraverso la metafora della morte dei vestiti, rappresentata come un cimitero seriale, come seriale è la veloce produzione di questi capi.
Il titolo, Fast Fashion Fast Ending, vuole sottolineare il concetto alla base dell’idea, ovvero la velocità di produzione del Fast Fashion e la breve durata dei vestiti, accennando al tempo stesso alla loro lunga permanenza sul pianeta.

 

Ricuciamo il mondo

di Gabriele Boccini e Raffaele Iannone.

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Un mondo strappato come i capi fast fashion che, essendo di scarsa qualità, si lacerano e si deteriorano velocemente e facilmente, divenendo inutilizzabili e, quindi, da buttare.
Ma buttandoli inquiniamo, così come le aziende hanno inquinato per produrli.
Ricuciamo il mondo è il titolo della nostra campagna: infatti il fast fashion consuma tantissime risorse per dare vita a prodotti inutili, effimeri, dannosi. La campagna rappresenta le zone geografiche del mondo maggiormente interessate alla produzione di capi fast fashion che creano strappi e ombre di usura sui capi stessi, disegnando la mappa dello sfruttamento, del disastro ambientale, dello spreco delle risorse.

 

I nostri ricordi

di Claudia Fracassi e Gianmario Palombo.

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I capi come amici, compagni di viaggi, storie, amori ed avventure. I capi come oggetti preziosi da conservare e portare con sé lungo gli anni più significativi della nostra esistenza.
Questi capi non sono di certo capi fast fashion che, per la loro intrinseca scarsa qualità, non reggono al tempo, all’usura, all’utilizzo intenso che gli riserva la vita.
Questa campagna, intitolata I nostri ricordi, mostra in maniera emotiva e impattante come il fast fashion sia nemico della continuità, delle emozioni, dei legami che durano e significano.
Abbiamo utilizzato una narrativa di affetti, differente, insolita, per una comunicazione che punta al cuore e fa passare un messaggio dal forte impatto sociale.

 

Problema? Soluzione

di Lisa Romanato e Agnese Troncone.

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Una campagna spiazzante, creativa e vivace, che utilizza il nodo narrativo della sorpresa per raccontare i danni e le conseguenze del Fast Fashion. Infatti come collegare il caldo soffocante, il traffico impietoso e i cattivi odori dell’immondizia ai capi di abbigliamento fast che acquistiamo con leggerezza?
Il collegamento diviene evidente quando la campagna spiega che l’inquinamento e il peggiorare delle condizioni climatiche che viviamo ogni giorno sono causati anche dall’utilizzo sconsiderato di risorse messo in piedi dall’industria del fast fashion, che consuma, brucia e spreca modificando le nostre azioni quotidiane, peggiorandole.
Questa campagna, intitolata Problema? Soluzione, invita ad acquistare in maniera consapevole anche attraverso l’utilizzo del seconda mano come sistema efficace e giusto per contribuire a inquinare meno.

 

Scopri di più sulla collaborazione con Movimento Moda Responsabile.