20° anniversario Torri Gemelle - Immagine news

Accademia

Venti anni dall’11 settembre

Una riflessione, per non dimenticare quell’evento che venti anni addietro cambiò radicalmente il mondo e le cui conseguenze si manifestano ancora oggi.

Genny Di Bert, docente RUFA di Fenomenologia delle arti contemporanee, nel settembre del 2001 risiedeva a New York per motivi professionali ed è stata testimone dell’attacco alle Torri Gemelle. In particolare si trovava nella Grande Mela per svolgere l’attività di critico d’arte e nel contempo collaborava con alcune testate giornalistiche.

«Ritengo utile – evidenzia la docente – riproporre il primo di una serie di servizi che feci allora, per non dimenticare quel tragico evento, per rendere omaggio alle migliaia di vittime che restano ben impresse nella nostra memoria e, al tempo stesso, per dimostrare come la società sia in grado, pur pagando spesso un alto prezzo, di superare gli ostacoli, anche quelli che al momento potrebbero sembrare insormontabili».
 

THE DAY e THE DAY AFTER – (New York, 11-12 settembre 2001)

“È impressionante vivere a New York in queste ore, abituati a camminare tra un traffico intenso, a osservare molteplici vetrine colorate di negozi aperti all’insegna del business e a sentire i rumori delle strade affollate, ci si trova immersi in una città diversa: poche auto, negozi, uffici e scuole chiusi, gran parte dei newyorchesi a casa (rispettando la richiesta del sindaco Giuliani), le linee telefoniche periodicamente interrotte, pattuglie di polizia dislocate in tutta la città.

Ancora più inverosimile appare la parte di Manhattan colpita dal disastro di ieri. Attraversando Broadway si sovrappongono immagini del “made in USA del divertimento” con il fumo causato dalle esplosioni e dai crolli, si ascoltano sirene delle ambulanze e della polizia mentre si legge che gli spettacoli serali sono stati cancellati. In questa atmosfera si “respira” l’aria di una sconfitta da parte di uno stato sicuro della sua incolumità. Tra i viali vuoti la gente cammina, curiosa e preoccupata. Alcuni venditori di “burger”, situati lungo le strade, ascoltano ad alto volume la radio, che trasmette in diretta le ultime notizie. I mezzi non circolano ma l’ingegno imprenditoriale di alcuni fa sì che si possa fare dei brevi tragitti tramite un originale piccolo calesse condotto da una bicicletta. Se invece si cerca di prendere un taxi, pochi, la tariffa per circolare in zone attigue all’aerea dei crolli è più alta (circa 40 dollari). Il quadrilatero dove sorgevano le due Torri, cinque anni per costruirle e 90 minuti per distruggerle, è una stratificazione di detriti, il fumo continua a diffondersi in tutta l’area circostante. Sicuramente sotto le macerie ci sono molte persone, forse qualche sopravvissuto.

Non è ancora stato stimato il numero delle vittime, l’unica certezza è che saranno molte e, come ha affermato Rudolph Giuliani in una recente conferenza stampa, “Qualsiasi cifra sarà maggiore di quella che si potrebbe immaginare”. Neppure gli ospedali diffondono elenchi sulla quantità e le nazionalità dei ricoverati, precisando che il loro lavoro è innanzitutto quello di soccorrere prima di richiedere i documenti. È certo che le vittime saranno migliaia e che, fortunatamente, al crollo del building no.7 del World Financial Center, verso le 7 di ieri sera, la zona era già stata evacuata in mattinata (50.000 persone che lavoravano nel Centro).

Si parla di una “seconda Pearl Harbour” in cui gli attacchi di ieri alle torri del World Trade Center (il primo un 747 dell’American Airlines proveniente da Boston e diretto a Los Angeles e il secondo, della stessa compagnia aerea, United 175 da Boston) hanno ucciso un numero elevato di persone. Un’esplosione orribile. Una situazione surreale. Osama bin Laden (con riferimento a un’intercettazione telefonica da parte della U.S.) è uno dei sospettati mandanti dei kamikaze che ha distrutto il World Trade Center e parte del Pentagono, che in queste ore stanno ulteriormente evacuando per pericolo di nuovi crolli.

George W.Bush ha confermato un’azione diretta nei confronti dei responsabili, anche in questo caso non ci sono ancora notizie definitive. Il Presidente Bush ha inoltre promesso che scoprirà i colpevoli, per il bene dell’America, e ha trovato sostegno in questa affermazione anche da parte dell’opposizione: tutti uniti, anche politici come Freddy Ferrer e Al Sharpton a New York o Tom Daschle e Dick Gephardt a Washington, in una nuova ondata di profondo patriottismo.

Quello che si prospetta è sicuramente un nuovo mondo in cui il modo di vivere degli americani non sarà più lo stesso, lo si percepisce già nella New York di oggi. Cambierà la politica americana. I cambiamenti sono già in atto e con essi la consapevolezza che anche i servizi segreti possono essere scavalcati.”

Genny Di Bert