Il presidente della Rome University of fine Arts Alfio Mongelli e l’architetto Fabio Mongelli, nella duplice veste di massimo rappresentante del Cians (Coordinamento delle istituzioni Afam non statali) e di direttore RUFA hanno partecipato all’incontro sul design che, presso il Maxxi di Roma, ha di fatto aperto il dialogo tra Italia e Cina, in vista degli accordi tra i due Paesi relativi alla realizzazione della nuova Via della Seta.
«I circa 10 mila chilometri – ha spiegato il direttore RUFA, Fabio Mongelli – che separano Roma e Pechino sono una sorta di cartina al tornasole di quanto possa spingersi lontano il desiderio dell’uomo di conoscere, di confrontarsi e di apprendere. La storia insegna che questi due grandi Paesi, così distanti per tradizioni, ma così vicini per memoria, si sono sempre ritrovati in una corrispondenza emozionale che avvicina in un unico abbraccio l’Oriente e l’Occidente. La Cina per l’Italia è un partner imprescindibile, difficile da sostituire. Lo dimostrano gli interessi in gioco e l’interscambio che ogni anno avviene tra i due Paesi. Da questo punto di vista la sfida italiana non è ridurre le esportazioni cinesi, ma aumentare quelle nazionali verso la Cina. Il mondo accademico, prima e meglio degli altri, ha saputo tenere vivo il dialogo tra le due realtà, qualificando in maniera sempre più rilevante il mondo delle professioni connesse alla contemporaneità. Un dato confermato dal desiderio di “exchange” che le nuove generazioni mettono in campo nei rispettivi percorsi di studio. Un dato confermato anche dagli investimenti privati. Il design italiano in Cina non ha vissuto gli stessi itinerari virtuosi della moda. È stato necessario mediare per comprendere esigenze e attitudini molto diverse. Ma i tempi adesso sono maturi e chi ha avuto perseveranza nel credere alle proprie visioni è adesso ripagato. Sono sempre di più le aziende cinesi che fanno ricerca in innovazione e qualità con designer stranieri, allo scopo di innovare e pensare a prodotti originali. In questo processo di mutazione possono essere centinaia di migliaia i professionisti che potranno cavalcare l’onda».
L’Italia può dunque volgere quel ruolo di cooperazione e allo stesso tempo di modellamento del progetto cinese, rendendolo più allineato sul contesto occidentale. Il tempo dirà se questo scenario possa essere assimilabile al vero: ma è indubbio che, per chi opera nelle professioni creative, i cambiamenti saranno evidenti. Italia e Cina continueranno a cercarsi, come nella storia, come nel futuro.