Quando ho deciso di affrontare un percorso sul cinema italiano è stato principalmente per come questo avvenga sempre più di rado e per come questo venga ritenuto un “malato” irrecuperabile. È indubbio che la produzione cinematografica estera negli ultimi anni ha molto spesso superato industrialmente e qualitativamente quella italiana, però non parlare del problema non è comunque una cosa sana: bisogna, anzi, dedicargli molta attenzione nell’analizzarlo se si vuole ipotizzare una soluzione. Quindi, quale miglior modo per capire i motivi della “malattia” e cercare una via di uscita se non compiere un percorso lungo la produzione cinematografica italiana degli ultimi venti anni. Il percorso intrapreso, tuttavia, non vuole essere “positivista” a priori ma semplicemente un modo per riflettere su ciò che di buono è stato fatto per valorizzarlo e ripartire proprio da lì, un viaggio fra le macerie che vuole raccogliere spunti di riflessione positivi e propositivi in nome di una rinascita e una ricostruzione che sembra sempre più lontana e difficile, andando a ricercare la novità di alcuni film che hanno attraversato questi due decenni di transizione, spesso circondati da un silenzio terrificante. È indubbio che negli ultimi venti anni il cinema italiano si stia avviando dentro forti processi di cambiamento sia da un punto di vista qualitativo che da un punto di vista industriale, e, contemporaneamente, che stia ritornando a raccogliere consensi di critica a livello internazionale con diversi successi a festival quali Cannes o Berlino. Ma come ciò è stato possibile? Quali processi e quali tendenze hanno riportato il cinema italiano a farsi notare in queste sedi dopo molto tempo?
Nel primo capitolo si andrà a ricercare l’identità cinematografica di questo ventennio, partendo dall’aspetto più industriale per poi passare al rapporto che ha intrapreso con altri media e concludere con l’individuazione degli autori che hanno guidato i suddetti processi e, in particolare, di un momento chiave per questa generazione, per concludere con un’analisi delle basi teoriche su cui essa poggia il suo cinema.
Nel secondo e terzo capitolo si tenterà di esplicare quali sono i due differenti approcci alla forma e al contenuto che sono stati dominanti in questo lasso di tempo, cercando di definirli precisamente per poi analizzare quali film esplicano al meglio i suddetti approcci e quali autori hanno aderito a questi modus operandi.
Il quarto capitolo è interamente dedicato alla nozione di genere, con una breve parentesi sull’importanza storica di questa definizione per il cinema italiano per poi passare a come questa sia stata utilizzata, ibridata o riscoperta negli ultimi due decenni; un occhio di riguardo sarà dedicato al documentario, del quale si discuteranno i motivi della riscoperta oltre ai vari esperimenti fatti con questo specifico tipo di linguaggio. Infine, si andrà all’individuazione di un vero e proprio nuovo genere nato spontaneamente dalle caratteristiche proprie di queste nuove generazioni di cineasti, osservandone sia una sua declinazione autoriale che una più commerciale.
L’ultimo capitolo allarga il discorso con una digressione interamente dedicata alle prospettive che il cinema globale ha davanti a se in quest’era così turbolenta, dove la società è in continua evoluzione e soggetta ad una serie di fenomeni (sociali e non) che partono da molto lontano ma che sono stati accelerati da una pandemia che sta portando a compiersi quelle questioni che erano già in atto da tempo.